La rievocazione storica
I Carnevali della Coumba freida sono diffusi in tutta la vallata del Gran San Bernardo e, a partire da quello di Saint-Rhémy-en-Bosses, hanno introdotto elementi iconografici che ricordano il passaggio attraverso il Colle del Gran San Bernardo di Napoleone con un’armata di circa 60.000 uomini, nel maggio del 1800. Il transito delle truppe francesi, dirette a Marengo, avvenne in condizioni climatiche proibitive (coumba freida significa “aria gelida”) e segnò particolarmente gli abitanti. La rievocazione del passaggio dei soldati, incarnati dalle figure in uniforme colorata, si è quindi innestata sulla tradizione del Carnevale, già presente da secoli in tutta la vallata.
A Saint-Rhémy-en-Bosses, la leggenda fa risalire il Carnevale ad un momento imprecisato del passato in cui due abitanti del villaggio decisero di sposarsi, sebbene in età avanzata: per festeggiare l’evento si sarebbero vestiti in maniera bizzarra e avrebbero suscitato l’ilarità del paese. Da allora, a Carnevale in molti indossano una maschera da anziano, che un tempo era scolpita in legno ed oggi può essere in legno o in plastica. Saint-Rhémy-en-Bosses è l’unico Carnevale in cui, oltre ai soldati in uniforme – qui detti mascre, chiamati lantzette in altri Carnevali delle Coumbe freide – compare anche Napoleone, che guida il corteo a cavallo. Dietro Napoleone, la Guida, occhialuta e baffuta, porta il vessillo del Carnevale e suona una trombetta. Seguono i Joueurs, musici che suonano brani tradizionali con fisarmoniche e sassofoni, il diavolo, nel suo mantello rosso bordato d’oro ed arricchito da campanelli, le Demoiselles e gli Arlequins, in abiti di raso a strisce verticali colorate, con un cappello, da cui scendono nastri variopinti. Chiudono il corteo le Mascre (maschere) che vestono uniformi di velluto e portano cappelli coordinati all’abito, rivolti con la punta in avanti e ricoperti da fiori e specchi. Prima sfilano quelle in uniforme nera, a rappresentare il buio, il freddo e l’inverno, poi quelle in uniforme bianca, a rappresentare la luce e la primavera. Seguono i Rossi, i Verdi, i Marroni, i Blu, i Rosa, i Violetti, “in un crescendo di tonalità che va dai più chiari ai più scuri, a simboleggiare l’inverno che se ne va e l’estate che avanza”, come spiega Andrea Triolo, studioso della tradizione dei Carnevali. Le mascre stuzzicano il pubblico con la frusta di crine di cavallo, che simboleggia il vento che scaccia gli spiriti maligni, favorendo l’arrivo della stagione propizia all’agricoltura. Alla sfilata partecipano anche il “Toque” e la “Tocca”, i due anziani sposi della leggenda, che precedono gli Orsi, il Domatore, il Dottore e il Curato.
La domenica il corteo percorre le vie del paese di casa in casa dopo aver visitato la casa del sindaco, subito dopo la Messa. “Il passaggio delle maschere nelle case è preesistente all’ispirazione data dal passaggio delle truppe napoleoniche – spiega ancora Andrea Triolo. Anticamente, le maschere si recavano nelle case delle persone che avevano subito delle sventure nella stagione fredda, per liberarle dal malocchio con una danza propiziatoria. In cambio, le famiglie offrivano qualcosa da mangiare. Oggi la danza si svolge fuori dalle case: la persona toccata dalla sfortuna viene portata fuori e messa al centro di una danza circolare di maschere che agitano le code di cavallo per alzare il vento e scacciare via la mala sorte con un urlo conclusivo. Le famiglie hanno preso l’abitudine di preparare da mangiare apposta per ringraziare le maschere, in maniera quasi competitiva negli anni più recenti”. Il martedì grasso i festeggiamenti si concludono con un gran ballo finale.
Localizzazione
Sorry, no records were found. Please adjust your search criteria and try again.
Sorry, unable to load the Maps API.