La rievocazione storica
Il Palio delle Contrade di Castel del Piano ha come periodo storico di riferimento l’epoca compresa fra il 1330 ed il 1571. La rievocazione nata intorno alla competizione equestre si compone di più eventi: oltre al Palio – una corsa di cavalli a pelo – vi sono un Corteo Storico, diverse attività agonistiche organizzate dalla quattro contrade cittadine (le Storte, il Monumento, il Borgo, il Poggio) le cene propiziatorie, la Messa in cui viene benedetto il Palio con la sua successiva presentazione, l’offerta dei ceri, giochi pirotecnici e tombola finale. Il Palio si corre, ogni anno, l’8 settembre, dopo alcuni giorni di prove. All’interno del gruppo di persone che compongono il Corteo Storico troviamo due sbandieratori per contrada, un paggio vessillifero, un tamburo imperiale, due tamburini, un priore, alcuni rievocatori di arti e mestieri, dame e uomini in arme. Al corteo partecipano anche le insegne di Castel del Piano, delle due frazioni di Montenero e Montegiovi e la balzana del Comune di Siena. La composizione del corteo è descritta dettagliatamente nel dépliant preparato dal Comune per l’edizione del 2022: “Il Corteo Storico costituisce la rappresentazione allegorica degli avvenimenti storici compresi tra il 1330 e il 1571. Il corteo è aperto da un vessillifero che porta la ‘balzana’, stemma dello Stato senese, in ossequio alla fedeltà verso la Repubblica dimostrata dalla popolazione di Castel del Piano, nonché a perenne ringraziamento per la concessione della fiera del 9 settembre. Segue il vessillifero che porta l’antico stemma di Castel del Piano, raffigurante un maestoso castagno, simbolo delle principali attività del paese: agricoltura, commercio e artigianato. Ai lati sfilano i vessilliferi che portano gli antichi stemmi delle Frazioni di Montegiovi e Montenero. È la volta, quindi, del collegio dei Priori, vestiti ognuno con i colori delle contrade che rappresentano. Il Poggio rappresenta il Priore della Lira Maggiore, il Monumento quello della Lira Minore, le Storte e il Borgo quelli della Lira Media. È la volta del Palio e rappresenta la riproposizione storica ed allegorica della consegna, alla popolazione di Castel del Piano, della pittura lignea di scuola senese raffigurante la Madonna col Bambino e venerata ininterrottamente dal 1431. È sorretto da quattro soldati che rappresentano la riproposizione allegorica di quei castelpianesi Vagheggini, Donati, Arrighi e Ricci, che portarono la sacra effige a Castel del Piano. Dopo il Palio sfilano in ordine le comparse delle quattro contrade, ognuna con i propri colori, simboli e bandiere. Rappresentano le classi sociali, le attività economiche dell’antico dal e le Compagnie laicali. Tutto le contrade hanno “uomini in armi” che rappresentano la partecipazione dell’intera popolazione alla vittoriosa guerra del 1369 contro i Conti Aldobrandeschi di Santa Fiora”.
La prima edizione del Palio moderno si è svolta nel 1968, ma la sua origine viene fatta risalire ad un paio di secoli prima. Dagli studi effettuati, anche da storici locali, la nascita del Palio delle Contrade di Castel del Piano è collocata in concomitanza con all’adunanza del 14 luglio 1765, giorno in cui la Deputazione della Chiesa della SS. Madonna delle Grazie si riunì. In quest’occasione: “Fu determinato farsi un Palio di valore circa quindici scudi da giuocarsi alla Corsa dei Cavalli quando potrà riuscire nelle Storte”, in onore della Vergine. Il Palio fu corso dunque il 7 luglio 1771, in occasione dell’incoronazione della Santissima Madonna delle Grazie da parte del Granduca di Toscana Leopoldo di Lorena e fu vinto dalla Comunità di Montenero, ora frazione di Castel del Piano. Ancor prima di quella data è possibile – come si evince dalle testimonianze raccolte – che si tenessero già delle corse “alla lunga” che, con varie trasformazioni, avessero avuto origine, secondo quanto afferma la storiografia locale, nel settembre al 1402. Il giorno sentito dai rievocatori come “principale” è l’8 settembre, data della patrona – appunto Maria Santissima delle Grazie – in cui si corre il Palio. Il 6 e il 7 settembre, hanno luogo le batterie di assegnazione e l’estrazione a sorte dei cavalli che saranno affidati alle cure delle quattro contrade e, infine, le prove del palio. Il 9 settembre, a Palio avvenuto, vi è la tradizionale Fiera di Merci e Bestiame la cui origine risale al 1402. Vi sono altri eventi celebrati dalle quattro contrade, percepiti come collegati strettamente alla rievocazione e al palio, definiti dai rievocatori “collaterali”; essi sono le quattro “feste titolari” delle contrade, rispettivamente nelle date del 2, 8, 15 e 28 agosto e il 17 gennaio, giorno in cui si celebra il patrono degli animali Sant’Antonio Abate, e giorno in cui, convenzionalmente, si fa iniziare l’anno contradaiolo. È sentito in modo molto forte il legame del Palio delle Contrade con il Palio di Siena. La rievocazione si svolge nel centro di Castel del Piano e, pur avendo come luogo centrale Piazza Garibaldi, alcune attività – come la presentazione del Palio e la partenza del Coreo Storico – si svolgono anche presso il Comune, in Via Marconi. In Piazza Madonna, avviene la benedizione del drappo – il palio -; la sua benedizione si svolge nella chiesa della Madonna delle Grazie, dove viene deposto e custodito nei giorni che precedono la corsa. Il Corteo Storico percorre un buon numero di strade del centro storico: Via della Piana, Corso Nasini, Piazza Rosa Guarnieri Tiberi Carducci, Viale Dante Alighieri e Viale Vittorio Veneto. Le persone che integrano il Corteo Storico sono più di ottanta mentre chi si muove attorno all’evento – come i veterinari, i maniscalchi o gli artigiani, i dipendenti ed altri collaboratori sono circa cinquanta. Gli spettatori del Palio sono, di media, circa 3000.
Secondo quanto riportato nel questionario inviato ai rievocatori per raccogliere le informazioni relative alla presente scheda, gli elementi strutturali dell’evento ruotano attorno a due fattori cardine: l’elemento religioso e quello laico. Dal seguente testo si evince come questi due elementi si integrino nel corso della rievocazione e quali siano gli elementi principali che emergono dalla narrazione degli eventi: “Il fattore religioso permea la quasi totalità delle attività che ruotano attorno ai festeggiamenti. Primariamente, l’intera manifestazione è un evento pensato in onore della nascita di Maria; l’8 settembre non è una data casuale, ma è quella dedicata al culto mariano ed è il giorno della festa patronale del Comune di Castel del Piano. La domenica antecedente al 6 settembre, la mattina dopo la Santa Messa, il parroco, ricevuto il drappo dipinto da un pittore (che, in alternanza, un anno è locale e l’anno successivo non lo è), benedice l’immagine su di esso rappresentata trasformandolo, da semplice dipinto, in un’immagine sacra. Nella seconda parte della giornata il drappo, dopo essere stato portato in processione attorno alla Piazza Garibaldi (detta comunemente anche piazza delle Storte), viene deposto presso la chiesa della Madonna delle Grazie dove rimarrà fino alla mattina dell’8 settembre. Un altro aspetto legato al sacro è la benedizione dei quattro cavalli che si svolge la mattina della corsa. Il parroco si reca presso le stalle delle quattro contrade, benedice il cavallo e i suoi finimenti, come segno di buon auspicio per la corsa. Infine, subito dopo la fine della corsa, la contrada vittoriosa si reca presso la chiesa della Madonna delle Grazie per rendere omaggio e ringraziare per la vittoria. La mattina della presentazione del drappo, dal Comune parte una breve processione che per la prima volta mostra al popolo il dipinto che è stato preparato per l’occasione. Dopo la benedizione, avviene la pubblica presentazione da parte delle autorità locali. I due giorni che precedono la corsa del Palio, il 6 e 7 settembre, si svolgono alcune corse di cavalli. Il 6 settembre, dopo le visite dalla commissione veterinaria all’occorrenza nominata, si svolgono le batterie per la selezione del lotto dei cavalli che andranno a costituire il gruppo di animali, fra i quali i quattro capitani sceglieranno quelli che correranno il Palio. Scelti i quattro cavalli che andranno a correre il Palio, viene lasciato spazio alla sorte: per mezzo di un’estrazione, i barberi saranno assegnati alle rispettive contrade. Il 7 settembre si tengono due prove del palio, e delle altre corse legate al “Memorial Gastone Pioli”, nel 2022 arrivato alla sua XXVI edizione. L’8 settembre, dopo la messa e la riconsegna del drappo da parte del parroco alle autorità civili, si tiene un corteo lungo le vie del paese che si conclude con una sbandierata da parte delle quattro contrade. Nel pomeriggio prima del palio si tiene nuovamente un Corteo Storico, questa volta solo attorno a Piazza Garibaldi. Dopo la corsa si organizza una tombola e, la sera, uno spettacolo di fuochi d’artificio. Il 9 settembre si tiene la Fiera delle Merci e del bestiame nel centro del paese”. Dai rievocatori sono individuati come elementi importanti in contesto rievocativo gli abiti utilizzati nel Corteo, di foggia cinquecentesca; ognuno di essi è caratterizzato dai colori delle quattro contrade e sono stati confezionati facendo riferimento a quanto descritto negli Statuti comunali.
Area Geografica
Il Comune di Castel del Piano, con i suoi 4753 abitanti, si trova in provincia di Grosseto, sulle colline che salgono verso il Monte Amiata. Il paese sorge nella parte pianeggiante di quella che viene definita area amiatina o anche della Val d’Orcia grossetana. Il territorio del paese raggiunge i 1000 metri di altitudine ed è ricoperto di boschi di faggi che arrivano fino alla vetta dell’Amiata. Oltre che dai faggi, il suo territorio è caratterizzato dalla presenza di vigneti, oliveti e castagneti. Castel del Piano è considerato il centro più importante del Monte Amiata occidentale e il suo nome ha origini molto antiche: esso appare, come Casale Plana in un documento che risale all’890. Il toponimo diventerà Castrum Plani nel 1175, durante il dominio dei Conti Aldobrandeschi del ramo di Santa Fiora prima di essere conquistato da Siena nel 1331, in seguito all’assedio di Guidoriccio da Fogliano. Il centro fu parte della Repubblica di Siena fino al 1559, ma il legame con la città è sentito, secondo quanto rilevato sul campo, ancora molto forte. Superate le numerose vicende che interessano il su territorio nel corso degli ultimi quattro secoli, Castel del Piano cresce fino al 1965, quando si esaurisce la principale risorsa del territorio, ovvero l’acido tannico. Castel del Piano ha avuto anche un periodo molto favorevole per quel che riguarda il turismo invernale: il suo rilancio si deve agli impianti sciistici che hanno generato flussi soprattutto fra gli anni ’80 e ’90 del Novecento.
Descrizione del percorso
Nel corso del Palio di Castel del Piano si realizzano due diversi percorsi, uno breve ed uno più lungo. Il primo si realizza nella domenica che precede il Palio ed il secondo proprio nel giorno della gara equestre, l’8 settembre. La domenica, in mattinata viene benedetto, dal parroco della Chiesa della Madonna delle Grazie, il drappo (o palio) che, a fine gara, verrà consegnato alla contrada vincitrice. Il drappo, dopo essere stato portato in processione attorno alla Piazza Garibaldi (detta comunemente anche piazza delle Storte), percorrendo un breve tratto di Via Guglielmo Marconi, viene deposto presso la chiesa della Madonna delle Grazie dove rimarrà fino alla mattina dell’8 settembre.
Il secondo percorso è quello effettuato dal Corteo Storico che, il giorno della corsa, si realizza per due volte, la mattina alle 10:45 e il pomeriggio alle 16:30. Nel corso del corteo della mattina, i rievocatori in abito storico sfilano percorrendo un buon numero di strade del centro storico: Via della Piana, Corso Nasini, Piazza Rosa Guarnieri Tiberi Carducci, Viale Dante Alighieri e Viale Vittorio Veneto. Quando il Corteo Storico viene ripetuto il pomeriggio, compie il suo percorso solamente intorno a piazza Garibaldi o delle Storte.
Notizie storico-critiche
La prima edizione del Palio moderno si è svolta nel 1968, ma la sua prima origine viene fatta risalire a due secoli prima. Dagli studi effettuati, anche da storici locali, la nascita del Palio delle Contrade di Castel del Piano è collocata in concomitanza con all'adunanza del 14 luglio 1765, giorno in cui la Deputazione della Chiesa della SS. Madonna delle Grazie si riunì. In quest’occasione: "Fu determinato farsi un Palio di valore circa quindici scudi da giuocarsi alla Corsa dei Cavalli quando potrà riuscire nelle Storte" in onore della Vergine. Il Palio fu corso dunque, nella forma in cui si disputa anche oggi, il 7 luglio 1771, in occasione dell'incoronazione della Santissima Madonna delle Grazie da parte del Granduca di Toscana Leopoldo di Lorena e fu vinto dalla Comunità di Montenero, ora frazione di Castel del Piano. Alle corse del 1771 parteciparono anche le comunità di Seggiano, Montelaterone, Montegiovi e Montenero. Ancor prima di quella data è possibile che si tenessero già delle corse “alla lunga” che, con varie trasformazioni, avessero avuto origine, secondo quanto afferma la storiografia locale, il 9 settembre al 1402, giorno della “Fiera di Merci e Bestiame”, arrivata fino ai giorni nostri. Lo storico castelpianese Ildebrando Imberciadori (1902 – 1995), accademico dei Georgofili, ha ipotizzato che le prime corse, dette carriere, possano essere iniziate proprio in quel periodo e che vi si sfidassero i commercianti e i barrocciai che accorrevano per la fiera. Dal 1431, con la leggenda legata al dipinto raffigurante la SS. Madonna delle Grazie, il Palio diviene principalmente una festa religiosa.
Nel dépliant preparato per l’edizione del 2022, si legge: “La leggenda radicata nella tradizione, vuole che questa immagine fosse venerata in una piccola cappella della campagna di Sorano, posseduto, in quei tempi, dai conti Aldobrandeschi di Santa Fiora. E fu appunto durante una delle frequenti guerre tra Siena e gli Aldobrandeschi, nel 1430, che quattro soldati di Castel del Piano, che combattevano a fianco di Siena, furono salvati grazie all’intervento della Vergine Maria. L’esercito senese era accampato nei pressi di Sorano e i quattro soldati, […] decisero di visitare la sacra effige. E fu proprio l’immagine della Madonna […] che li avvertì che i nemici erano vicini ed in gran numero e che avrebbero distrutto l’oratorio. I quattro, dunque, fuggirono per salvare la tavola e se stessi e, tornati a Castel del Piano, la deposero nella piccola cappella fuori le Mura, davanti alla Porta Pianese”. Dopo il 1771, le carriere in onore della Madonna miracolosa si succedettero, nel corso di tutto l’800 e i primi del ‘900. È interessante segnalare che nell’edizione delle carriere del 1822 si realizzò la sfilata di un carro trionfale sul quale erano sistemate comparse vestite “all’epoca greco-romana rappresentanti Giove, Apollo, Cerere, Diana, Ercole e Minerva”. Nel dopoguerra si continuò a correre le carriere a Piazza Garibaldi, ma non erano ancora state istituite le contrade. Esse vennero istituite in concomitanza con la radicale trasformazione avvenuta nel 1967. In questo anno le corse vennero organizzate in Palio delle Contrade ed il territorio comunale fu dunque suddiviso, “per affinità di territorio e tradizionali divisioni in rioni”, come descritto nel suddetto dépliant, che continua spiegando che “nel 1990 è avvenuta la rifondazione del Palio, con l’introduzione di molte novità regolamentari e con l’aggiunta di un colore di listatura alle insegne di ogni contrada, legato alla tradizione delle Compagnie laicali” (i Rossi, i Bianchi, i Neri e i Celesti) e con la concessione della Balzana (stemma dello Stato senese) da parte del Comune di Siena. Nel 2002 è stato istituito il Magistrato del Palio, una “figura neutra”, che non parteggia per nessuna contrada, e che vigila sulla correttezza dalle giornate rievocative: esso deve tutelare la festa (soprattutto per quel che riguarda questioni relative alla sua immagine pubblica), individua ogni anno il pittore che dovrà realizzare il drappo ed ha un compito sanzionatorio nei confronti dei contradaioli tutti, dei fantini ed anche dei dirigenti.
Nella sua storia, il Palio ha vissuto anche dei momenti difficili: esso venne annullato nel 1975 e nel 1995 vi furono dei contrasti che portarono all’abolizione del “secolare sparatore” che dava inizio alla mossa e, recentemente, la sospensione nel 2020 e nel 2021 a causa del Covid-19: nel 2020 si è celebrata solamente una messa ed è stato organizzato un breve Corteo Storico l’8 settembre. In alcune occasioni sono stati organizzati “palii speciali” come quello della ripresa, nel maggio 2022, o quello di San Vincenzo.
Bibliografia
Biagini - Bindi - Bonelli - Farmeschi (a cura di), "Palio delle Contrade di Castel del Piano nel quadro dei festeggiamenti alla SS. Madonna delle Grazie. Le origini della festa, lo sviluppo urbanistico del paese, la corsa", Castel del Piano, 1990.
Massimo Cipriani, "Il Palio. Racconto per immagini e voce fuori campo", Grosseto, Cesare Moroni Editore, 2008.
Anna Mainoli - Enrico Ragazzoni (a cura di), "Paesaggio Italia. Terre di Siena, il medioevo perfetto", Torino, National Geographic Italia, 2022.
Simonetta Michelotti, "Eravamo un gruppo di benpensanti: il Palio di Castel del Piano dall'origine nel 1967 al 1990", in Aurora Savelli (a cura di) "Toscana rituale", Ospedaletto, Pacini Editore, 2010, pp. 217-244.
Valentina Poli, "Il Palio di Castel del Piano. Festa e competizione in un paese del Monte Amiata", Tesi di Laurea in Lettere e Filosofia, presso il Dipartimento di Studi Glottoantropologici e Discipline Musicali, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, A.A. 1999 – 2000.
Francesco Zanibelli, "I fantini della montagna. Storie e aneddoti dal Monte Amiata", Siena, Betti Editrice, 2022.
Oggetti significativi
Nel corso dell’etnografia, è stato possibile identificare quattro elementi che si possono considerare come beni materiali relazionati alla rievocazione storica e alla corsa equestre. Primi fra di essi possiamo annoverare i cavalli, pur trattandosi di esseri viventi. I cavalli essendo protagonisti del palio, assieme ai fantini, godono di grande considerazione da parte dei membri delle contrade, da parte di chi di essi si prende cura dal momento in cui vengono assegnati alle diverse bandiere e dal pubblico tutto. Il sistema che regola l’assegnazione dei cavalli alle contrade e del singolo cavallo al fantino al quale sarà legato è molto complesso, come anche le regole per curarlo all’interno delle stalle e farlo correre. Nel Regolamento del Palio di Castel del Piano, dall’articolo 14 al 23bis, nel paragrafo “Della presentazione, scelta ed assegnazione a sorteggio dei cavalli” si illustrano tutte le disposizioni relative agli animali che danno conto di un’organizzazione meticolosa e rigorosa. Il Palio si corre in Piazza Giuseppe Garibaldi, conosciuta localmente anche come Piazza delle Storte, per via della sua posizione inclinata, piazza che costituisce la parte più rilevante della contrada omonima. La piazza può essere identificata come il secondo bene materiale sia per essere il luogo in cui si corre, sia per la sua storia che la vede realizzata ad imitazione della senese Piazza del Campo. Essa è stata costruita appositamente per le carriere di cavalli nel corso dell’800, ma già nella seconda metà del ‘700 è documentata l’esistenza di una piazza, costruita con il contributo di tutto il popolo, in un luogo abbastanza scosceso ed appianato con della terra di riporto; “nel 1810 fu dotata di colonnette di pietra e adibita in modo definitivo alla corsa dei cavalli. Infatti, nel 1820 la si descrive come ‘la Piazza Grande, per la corsa dei cavalli, circondata quasi da ogni parte di fabbriche, concava e tonda nel gusto di quella di Siena … descritta da un seguito di colonnini di pietra’ (Biagini, Bonelli, Bindi, Farmeschi, 1990)” (Poli, 1999/2000).
Altro elemento materiale rilevante sono gli abiti storici che rivestono un ruolo importante nel contesto del corteo storico. Come testimoniato dalle tre interviste svolte, negli ultimi anni ad essi si sta facendo una maggior attenzione, anche grazie a stimoli esterni come quelli forniti l’8 settembre di quest’anno, 2022, da due rievocatori in visita: Roberta Benini (presidente del Comitato regionale delle rievocazioni storiche della Toscana) e Sandro Poli (rappresentante per la Provincia di Grosseto del Comitato regionale delle rievocazioni storiche della Toscana). Mi è stato possibile assistere ad un loro percorso da una sede all’altra delle contrade castelpianesi: la mattina in cui, a causa di condizioni atmosferiche avverse, non è stato possibile correre il Palio né assistere al Corteo Storico, i due membri del Comitato, accompagnati da rappresentanti del Comune, hanno avuto modo di vedere gli abiti utilizzati per il corteo dalle quattro contrade fornendo suggerimenti su come renderli più “filologicamente corretti”, relativamente all’epoca e al ruolo rappresentato e su come non commettere “errori” nel confezionarne di nuovi. Questa visita, durata diverse ore, mi ha permesso di comprendere quanto la “fedeltà filologica” dell’abbigliamento stia assumendo un ruolo centrale anche in contesti rievocativi che non davano ad esso, fino ad ora, grande rilievo, privilegiando, come nel caso del Palio di Castel del Piano, altri elementi.
Infine, ultimo bene materiale che gode di somma considerazione, da annoverare in questa breve lista è il palio, ovvero il drappo dipinto, - detto a Castel del Piano anche “cencio” o “drappellone” - che viene consegnato alla contrada vincitrice. Ogni contrada, nelle sale principali delle loro sedi, espongono tutti i palii vinti nel corso degli anni. Come spiegato dagli intervistati, esso è realizzato alternativamente da un artista locale e da un artista esterno, un’edizione ciascuno. Nel 2022 il palio è stato progettato e dipinto dall’artista Fabio Calvetti (Certaldo, 1956). Come spiega Luca Salvadori, la scelta dell’artista viene presa dal Magistrato del Palio che, ogni anno entro aprile, riceve alcuni bozzetti proposti da diversi pittori. Il Magistrato può anche scegliere l’autore a prescindere dall’invio delle proposte. Secondo quanto dettato da una norma comunale, nel palio “deve essere obbligatoriamente la Madonna delle Grazie, i colori delle Contrade o gli stemmi e gli elementi caratteristici della festa del paese” (Poli, 1999/2000). Il Dottor Farmeschi, - medico castelpianese, riconosciuto storico locale e contradaiolo del Monumento - spiega che la parola palio ha origine nel latino pallium (stoffa, drappo) e, in passato, il premio per antichi corridori di corse a cavallo, a Castel del Piano come in altri luoghi, era un lungo taglio di tessuto pregiato che veniva consegnato al vincitore, alla contrada vittoriosa o alla sua parrocchia di riferimento e che si poteva utilizzare o rivendere per ricavarne del denaro. I bozzetti preparatori dei pali realizzati fino ad ora sono conservati nel Museo del Palio, al piano terra del palazzo comunale, insieme al palio realizzato per il 2020 e mai assegnato a causa della sospensione causata dalla pandemia.
Aspetti immateriali
Possono essere considerati elementi immateriali legati al Palio di Castel del Piano le cene propiziatorie, le cene dell’assegnazione (il 6 settembre), le cene (o pranzi) della vittoria, le Feste dei Santi Titolari delle Contrade ed altre celebrazioni e manifestazioni ad esse legate. Nel corso dell’etnografia, è stato possibile partecipare alla Cena Propiziatoria della contrada delle Storte e quindi comprendere quanta importanza sia data a questo momento di estrema condivisione che ogni contrada organizza la sera prima della corsa, il 7 settembre. Seguendo lo svolgimento normato dal programma generale del Palio e da quello di ogni singola contrada, le cene propiziatorie si svolgono intorno alle 21. Nel 2022 queste cene si sono svolte, per le Storte e per il Monumento all’interno delle proprie sedi; per il Borgo, lungo Corso Nasini dove è stata imbandita una lunghissima tavolata; per il Poggio, i tavoli gremitissimi sono stati allestiti nella piazzetta antistante alla sua sede. Ad esse partecipano ogni anno centinaia di persone di tutte le età, dando la cifra della composita compagine che il giorno seguente sosterrà ognuno dei quattro cavalli in gara. Relativamente all’affluenza dei contradaioli, possono essere utili i dati riportati nella tesi di Valentina Poli, relativi alle cene del 2000: “La partecipazione popolare è molto grande in relazione al numero degli abitanti del paese (se si conta che il centro abitato, escluse le frazioni, conta circa 3200 abitanti). La Contrada del Monumento che è la più grande riunisce una tavolata di 350-400 persone, per il Borgo si riuniscono dalle 300 alle 320 persone, il Poggio mette a tavola 250 persone ed infine le Storte circa 200, per un totale di 1100 persone circa che quella sera si trovano riunite nella speranza di poter festeggiare il giorno dopo la vittoria” (Poli, 1999-2000). Per molti contradaioli, le cene propiziatorie sono il primo evento di contrada a cui si partecipa da bambini, come racconta Luca Salvadori nella sua intervista. Nel corso dell’evento, durante il quale si consumano le pietanze preparate dai contradaioli, - come dice Sharon Carrucoli per le Storte, dalle “donne della contrada” -, si susseguono momenti molto sentiti e partecipati: canto dell’inno della contrada, canti ironici nei confronti delle altre contrade, celebrazione di personaggi importanti (fantini, presidente, capitano…), brindisi propiziatori e celebrativi fino ad arrivare alla conclusione della cena in cui le alte cariche della contrada accompagnate dal fantino, fanno discorsi di celebrazione e incoraggiamento per la gara del giorno successivo, con taglio della torta.
Oltre ad aver partecipato a quella delle Storte, è stato possibile compiere, insieme ad un piccolo gruppo di persone, un giro augurale per tutte le cene. Dunque, per l’edizione del 2022, il gruppo era composto, dal parroco di Santa Maria delle grazie; il Sindaco Michele Bartalini; Fabio Calvetti, autore del palio; il Comandante della Polizia Municipale; il consigliere comunale con delega al Palio, Carlo Pulcini. Mancavano l’altro consigliere comunale con delega al Palio, Luca Salvadori e il “mossiere”. La cena propiziatoria, la cena della vittoria e le altre che si susseguono durante tutto l’anno (compresi i “ceninini”, termine usato da Sharon Carrucoli per identificare quei pasti condivisi di minore importanza simbolica) sono considerati i momenti in cui si crea la comunità di contradaioli, si rafforza l’identità del gruppo e ogni membro riconferma, anno dopo anno, il rapporto che lo lega al suo gruppo di riferimento. Nello stesso modo, le attività che si succedono nel corso dell’anno, possono essere considerate parte degli elementi immateriali che partecipano della costruzione del Palio di Castel del Piano. Sicuramente lo sono gli eventi che ogni contrada organizza per la festa del proprio Santo Patrono Titolare che per il Borgo è San Francesco d’Assisi, celebrato il 2 agosto; per il Monumento è San Giovanni Battista, celebrato il 29 agosto; per il Poggio è il Santissimo Corpo di Cristo, festeggiato l’8 agosto, nel giorno del Corpus Domini e, infine, per le Storte è la Madonna dell’Assunta che si celebra il 16 agosto.
Criticità
Nel corso delle interviste e dell’osservazione partecipante non sono emerse informazioni relative a minacce o rischi che possano mettere in pericolo la perpetuazione del Palio delle Contrade. Unico dato ascrivibile al presente campo, potrebbe essere quello relativo alla menzione, da parte di Marco Farmeschi, delle proteste degli animalisti per il trattamento riservato ai cavalli durante lo svolgimento della corsa. Il Dottor Farmeschi comprende le perplessità degli animalisti rispetto alla pericolosità del circuito e parla così della scelta di non far correre più i purosangue, più veloci ma fisicamente più delicati, e di sostituirli con i mezzosangue, più adatti a correre in una pista in cui vi sono delle curve più strette di quelle della senese Piazza del Campo. Nonostante sulla stampa siano stati, nel tempo, pubblicati articoli relativi all’uso degli animali nel Palio di Castel del Piano, non si sono mai verificate manifestazione e i castelpianesi sono stati sempre attenti alla cura e al rispetto dei cavalli, grazie anche alla presenza dei veterinari che continuamente monitorano lo stato di salute degli animali, decidendo se farli correre o meno, dipendendo dalle loro condizioni.
Misure di valorizzazione
Una misura di valorizzazione del patrimonio legato al Palio di Castel del Piano è stata la creazione del Museo del Palio, istituito a settembre 2020, in piena epoca pandemica. Il museo è allestito al piano terra di Palazzo Ginanneschi - in un paio di sale poste fra la sede della Contrada delle Storte ed il grande ambiente dove si organizzano molti degli eventi ad essa legati – nello stesso edificio dove ha sede il Comune. Il Museo accoglie una raccolta permanente di oggetti: due abiti storici per ogni contrada, bandiere, fotografie, caschetti da equitazione usati dai fantini e i bozzetti dei palii, sia quelli che poi sono stati realizzati, sia quelli che sono stati inviati al Comune e non realizzati. Fra di essi, è considerato particolarmente significativo il drappellone del palio del 2020, mai corso, definito come uno “stendardo votivo”: “Uno stendardo simbolo dell’intera comunità che passerà alla storia per rappresentare “il palio che non è stato corso” e per il profondo senso di comunità che emerge dagli acrilici. A realizzarlo sono stati gli artigiani e gli artisti del Cantiere Creativo di Castel del Piano.
Non ci sono i cavalli ma ci sono le persone ed è sicuramente un drappellone che si differenzia dai precedenti per il messaggio e i protagonisti. C’è raffigurata la Madonna delle Grazie che benedice la popolazione in un momento in cui il tempo è sospeso, ecco perché appare un orologio senza lancette. Le contrade sono protagoniste con i loro colori molto tenui, come morbidi sono tutti i tratti colorati del drappellone. C’è poi raffigurato Castel del Piano in lontananza. Tra i protagonisti un medico e un infermiere legati da un filo d’orato. Un drappo definito dagli artisti “di preghiera” non è stato assegnato a nessuna contrada ma allo stesso tempo apparterrà a tutte e quattro” (https://www.thatsamiata.com/highlights/castel-del-piano-museo-del-palio-e-delle-contrade/).
Il breve articolo fa anche riferimento alla devozione alla Madonna delle Grazie, la cui effige, conservata nella Chiesa omonima, è stata fatta uscire, eccezionalmente, per ben due volte, fra 2020 e 2021, per “chiedere” la cessazione della pandemia, come era stato fatto per la peste, nel 1400.
Come altre forme di valorizzazione possono essere intese le numerose pubblicazioni locali. Mi riferisco ai volumi di cui un esempio può essere il libro di Massimo Cipriani, Il Palio. Racconto per immagini e voce fuori campo (di cui in Bibliografia) e i “numeri unici” pubblicati dalle singole contrade in occasioni delle loro vincite. Pur essendo abbastanza differenti l’uno dall’altro, i “numeri unici” ripetono uno schema comune. In essi viene ricordata la storia della contrada, ricordati gli eventi salienti dell’anno corrispondente, vengono pubblicati gli inni, in alcuni, storie ironiche relative agli avversari perdenti (sia le contrade, i fantini e/o i cavalli, i personaggi di spicco della contrada), molte fotografie e, a partire dall’epoca in cui i social hanno assunto particolare rilevanza, una galleria di meme ironici o, in passato, di vignette satiriche “artigianali”. Si possono forse leggere tali pubblicazioni come un mezzo per attribuire valore alla propria contrada e, sicuramente, perpetuarne la memoria.
Altro elemento interpretabile come misura di valorizzazione può essere la narrativa locale relativa alle origini del Palio di Castel del Piano ed al suo legame con quello di Siena. A partire dalla relazione politica che legò il paese amiatino a Siena dal 1330 al 1559, la storia della rievocazione fa ad essa continui riferimenti, sia nei testi scritti, sia nella narrazione degli intervistati. Uno degli esempi più frequenti e quello relativo alla storia della Piazza delle Storte, costruita sul modello di Piazza del Campo proprio per potervi correre un palio che potesse essere più simile possibile a quello più celebre di tutti.
Misure di salvaguardia
Quali misure di salvaguardia della rievocazione del Palio di Castel del Piano, si possano annoverare alcuni documenti: Il Regolamento del Palio di Castel del Piano (2006), gli statuti di ogni contrada e la Legge Regionale 3 agosto 2021, n. 27. Valorizzazione del patrimonio storico - culturale intangibile e della cultura popolare della Toscana. Disciplina delle rievocazioni storiche regionali.
Protagonisti
La comunità che è strutturata attorno alla rievocazione del Palio di Castel del Piano è costituita dai membri delle quattro contrade cittadine – Borgo, Monumento, Poggio e Storte – coordinate dalla Consulta delle Contrade, ente che opera dagli Anni Novanta. La Contrada del Borgo ha il nucleo principale in quella che un tempo era la Via del Borgo ed oggi è Corso Nasini, strada che segue l’antico tracciato del fossato, un tempo a ridosso delle mura del castello. Il simbolo della contrada, in riferimento all’acqua del fossato, è la rinascimentale “Fonte Vecchia”. Il suo territorio si estende da Via San Giovanni a via Montegiovi e raggruppa antiche entità territoriali (contrade della Fonte, Volpaio, Colombaio e Tepolini). I suoi contradaioli, per il Corteo Storico, vestono i panni “dei piccoli artigiani, commercianti rinascimentali e del Primo Priore degli antichi Statuti” (Cipriani, 2008) in quanto Borgo è considerata la contrada del commercio e dell’artigianato. Così continua Massimo Cipriani: “Il tutto richiama il rigore, la serietà, il lavoro, la prudenza, infatti i colori, quasi quaresimali e riformisti, sono il rosa ed il viola con listatura nera in ricordo della Compagnia Laicale dei “Neri”. Anche se tutto è mitigato da un sole bianco, forse perché questa è la contrada posta più a oriente e quindi la prima a scorgere la rosata aurora”. La chiesa di riferimento è San Giuseppe in Borgo ed il santo patrono è San Francesco d’Assisi, festeggiato il 2 agosto.
L’area del Monumento è quella un tempo identificata con il nome “i Campi di San Giovanni”, santo che è stato scelto anche come patrono della contrada. I “Campi” erano terreni di proprietà ecclesiastica, lontani dalle mura ed era la zona agricola del comune. Vi si coltivavano grano, lino ed ortaggi e vi svolgevano le fiere di merci e bestiame. È la zona dove l’architetto Orazio Imberciadori (1788-1861), nella prima metà dell’800, realizzo i tre grandi viali di Castel del Piano – ispirandosi al “tridente” romano presso Piazza del Popolo – il cui vertice è rappresentato dalla Piazza della Rimembranza, al cui centro si innalza il monumento ai caduti sovrastato dall’aquila ferita, con una sola ala spiegata, che compare nello stemma della contrada. I colori del Monumento sono il rosso e il blu – assimilabili forse al sangue dei caduti ed al fiore del lino (Cipriani, 2008) – con listatura bianca, colore della Compagnia Laicale dei Bianchi. Nel Corteo Storico, i contradaioli del Monumento impersonano gli agricoltori, i tessitori e i mercanti di lino, con il Priore della Lira Minore.
Il Poggio ha nel suo stemma un castello che non esiste più, a simboleggiare la parte più antica di Castel del Piano, quella popolata dalla nobiltà senese del XV secolo e che rimane anche nel nome stesso del paese. Il suo territorio è compreso in quello che un tempo era il perimetro delimitato dalle mura, con le sue strade Via del Cassero, Via delle Mura, Via del Castello. Sono i nobili, infatti, ad essere rappresentati dai contradaioli dell’antico centro storico, insieme al Priore della Lira Maggiore e il Camerlengo, accompagnati dai colori giallo e verde, con listatura rossa in ricordo della Compagnia Laicale di riferimento. Al contrario del Monumento che non ha più la cappellina di San Giovanni, ormai distrutta, il Borgo celebra il Santissimo Corpo di Cristo nella chiesa del Santissimo Sacramento, detta anche Chiesa Piccina. L’ultima contrada è quella delle Storte che, territorialmente, include la piazza dove viene allestita la grande pista in sabbia per la corsa. Il suo simbolo è costituito dalle maschere zampillanti della fontana sita nella stessa piazza ed il suo territorio si estende fra via del Fattorone a via dei Mulini e le frazioni di Montegiovi e Montenero, due comunità che un tempo correvano il Palio. La patrona delle Storte è l’Assunta che si festeggia il 16 agosto e la sua chiesa quella della Propositura o della Natività di Maria. Così scrive Massimo Cipriani: “Rappresenta i piccoli artigiani e i commercianti e quindi il secondo Priore della Lira Media. I suoi colori sono il bianco ed il nero, forse in onore della Balzana senese e il celeste in ricordo della Compagnia Laicale dei “Celesti” (Cipriani, 2008). Nel territorio delle Storte si trova quello che Marco Farmeschi definisce quasi come un triangolo simbolico ed importantissimo per il Palio, in relazione a tutti i suoi aspetti: in esso ritroviamo la piazza in cui si corre, la chiesa della Natività di Maria dove si conserva l’immagine della Madonna delle Grazie al centro della leggenda che contribuisce alla nascita del Palio stesso e la sede del Comune. Anche il Comune ha un ruolo importante per la rievocazione, in quanto, anche se le Contrade sono essenzialmente autonome, l’amministrazione comunale ha un ruolo piuttosto importante nell’organizzazione di alcune fasi della rievocazione. Per questo, le quattro contrade devono comunicare al Comune la composizione del proprio Consiglio e la ripartizione interna delle cariche. Il Regolamento del Palio di Castel del Piano, redatto nel 1990 e rivisto nel 2006, è stato regolarmente approvato in sede di Consiglio Comunale ed ogni sua modifica deve essere sempre discussa e votata dalla Giunta che può prendere anche provvedimenti nei confronti delle contrade che trasgrediscano le norme da esso stabilite. È sempre il comune che nomina il “mossiere” - figura importantissima per la gara equestre essendo colui che può dare inizio alla competizione o invalidarne la partenza – e ad esso spetta il compito di allestire la piazza delle Storte per la corsa, preparando la pista in sabbia, costruendo le barriere di protezione, ecc. Esso inoltre nomina i due assessori con delega al Palio e prende moltissime decisioni relative ad esso. È al sindaco di allora che, nel 1990, Marco Farmeschi, quell’anno presidente della Pro Loco, si rivolse per chiedere che i giorni dedicati al palio fossero più di uno.
Per il Dottor Farmeschi, il fatto che tutto si svolgesse nell’arco di sole ventiquattro ore, non lasciava il tempo di sognare ai contradaioli e, intorno al sogno, di costruire la propria comunità: “Il Sindaco mi chiamò e mi chiese perché volevo fare il palio di tre giorni. Gli dissi che il palio doveva durare tre giorni: assegnazione del cavallo, poi la sera della cena propiziatoria, poi palio. Tre giorni servono per far montare la festa! Per un giorno tutti sogneranno di vincere, per un giorno intero tutti sogneranno di aver vinto, fra l’assegnazione del cavallo e la corsa. Per far sognare la festa! Anche se il 7 è una giornata un po’ così, ma almeno tutti hanno il tempo di sognare”.
La struttura di ogni contrada è molto complessa, stabilità e normata secondo lo statuto di ognuna di esse, che assegna ruoli e competenze ad ogni figura coinvolta e che è redatto, dunque, in consonanza con quello che è il Regolamento comunale del Palio di Castel del Piano.
Apprendimento e trasmissione
Per quel che riguarda l’apprendimento e la trasmissione, nel corso del lavoro di campo e delle interviste, non sono emerse informazioni molto dettagliate. Le competenze per poter organizzare e perpetuare la rievocazione sono trasmesse attraverso la pratica e l’osservazione di quanto svolto dalle generazioni precedenti. Dalla testimonianza di Luca Salvadori, sappiamo che lui stesso, da bambino, è stato coinvolto dai genitori nella partecipazione alle cene propiziatorie e successivamente invitato a partecipare ad esse da ragazzi più grandi, gli stessi che gli hanno proposto di prendere parte al Corteo Storico.
Nel corso delle cene sono molti i bambini che partecipano, accompagnati o meno dalle famiglie. Al momento dell’arrivo in sede, i ragazzi più piccoli, secondo quanto osservato presso i locali delle Storte, vengono “presi” dai più grandi e coinvolti in conversazioni, scherzi, giochi, canti, iniziando così a sentire lo “spirito di contrada”.
Ogni anno vengono organizzati dei corsi per futuri tamburini e sbandieratori che solitamente si tengono in estate. Essi sono tenuti da ragazzi che partecipano a tali attività da qualche anno e che “passano il testimone” a quelli più piccoli di loro.
Metodo Ricerca
I primi contatti con i rievocatori di Castel del Piano sono stati possibili grazie alla mediazione di Sandro Poli, rappresentate per la provincia di Grosseto per il Comitato Storico Regione Toscana. Dopo un primo contatto telefonico con Luca Salvadori, conversazione durante la quale si è fatta richiesta del materiale necessario per la compilazione della scheda EVE, vi è stato uno scambio costante fino al 6 settembre 2022, giorno in cui è cominciata il breve lavoro di campo conclusosi la sera di due giorni dopo, l’8 settembre. Prima di arrivare a Castel del Piano era stato possibile conoscere la rievocazione amiatina grazie alla lettura del testo di Simonetta Michelotti e la tesi di laurea di Valentina Poli (entrambi in Bibliografia). Arrivata in paese la mattina del 6 settembre, la ricerca è cominciata andando presso la sede della Contrada delle Storte che si trova a Palazzo Ginanneschi, edificio in cui si sono ospitati anche gli uffici comunali e il Museo delle Contrade. Lì ho incontrato Sharon Carrucoli con la quale mi aveva messo in contatto Luca Salvadori, persona chiave per la realizzazione del lavoro. Purtroppo, nonostante il grande aiuto da lui proporzionato in tutte le fasi del lavoro, non ho mai potuto conoscere Luca Salvadori in quanto, nei giorni della mia permanenza a Castel del Piano, era a casa con il Covid-19. Egli, attualmente consigliere comunale con la delega al Palio, è delle Storte e mi ha inviato quindi alla sede della sua contrada, sapendo con chi farmi parlare ed essendo per lui più semplice coinvolgere possibili informatori. Sharon Carrucoli mi ha mostrato la sede della contrada nella quale c’era un movimento continuo: della sede mi ha mostrato il primo ambiente, adibito a sala di ritrovo, - nel quale sono esposti, fra molte fotografie e quadri, tutti i palii vinti dalle Storte - e la seconda stanza in cui sono conservati la maggior parte degli oggetti utilizzati per il Corteo Storico. Gli armadi presenti contengono abiti e calzature che, al momento della vestizione, vengono distribuiti fra contradaiole e contradaioli. In quest’occasione ho potuto intervistare Sharon Carrucoli. Poco dopo sono arrivate in sede Maria Rosa De Masi e Sonia Giannelli, entrambe consigliere comunali con le quali ho avuto modo di visitare la sala in cui si svolgono gli eventi della contrada e gli uffici comunali, dove ho conosciuto il Sindaco. Il resto della giornata è trascorso parlando con le persone conosciute, visitando il paese e assistendo alle batterie, prima del sorteggio che ha assegnato i cavalli alle contrade. Nella seconda parte del pomeriggio ho potuto conoscere Marco Farmeschi al quale ho fatto una prima intervista.
Il giorno successivo ho assistito alle prove del Palio, ho conosciuto diversi membri delle altre contrade, oltre a giornalisti e cronisti specializzati, e ho visitato il territorio della contrada del Poggio, avvicinandomi alla stalla; ho visitato la stalla del Borgo – conoscendo la sua Capitana, Sabrina Rosati - e quelle del Monumento e delle Storte. La sera del 7 sono stata invitata a partecipare alla cena propiziatoria delle Storte, esperienza molto interessante per comprendere il clima e l’ambiente che si respira in questo momento comunitario tanto importante, seguita dall’altrettanto utile giro per le sedi delle altre contrade dove, contemporaneamente, si stavano svolgendo le altre cene propiziatorie. Mi è stato possibile seguire il gruppo composto dal Sindaco Michele Bartalini, dall’assessore Carlo Pulcini, anch’egli – come Luca Salvadori – consigliere con delega al Palio, dal parroco della Chiesa della Madonna delle Grazie, da Fabio Calvetti, pittore del palio, dal Comandante della Polizia Municipale e da alcuni giornalisti. Questo percorso fra le varie cene di contrada mi ha permesso di rendermi conto dell’ampiezza del territorio di ognuna di esse e avere un’idea della quantità di persone coinvolte nella vita paliesca. Nella notte fra il 7 e l’8 settembre, purtroppo si è abbattuto su Castel del Piano un acquazzone tale da rendere inutilizzabile la pista dove si sarebbe dovuto correre il Palio e, dopo qualche ora di incertezza, il sindaco e gli assessori hanno deciso di rinviare la corsa alla domenica successiva, 11 settembre. Con grande dispiacere, quindi, non ho potuto assistere alla competizione in quanto mi era impossibile rimanere fino a tale data, ma la giornata dell’8 comunque è stata molto interessante. Per assistere alla corsa e per far parte di una giuria che avrebbe dovuto premiare con il Baccile (per la prima volta nella storia del Palio) la contrada che avesse “sfilato” meglio delle altre nel Corteo Storico, erano arrivati a Castel del Piano, Sandro Poli (di cui sopra), Roberta Benini, Presidente del Comitato Storico Regione Toscana ed Alessandro Benassai, rievocatore e membro della Compagnia Balestrieri della Città di Volterra. Ho avuto la possibilità di assistere, in Comune, ad un loro incontro con alcuni rappresentanti delle contrade e del Comune, con Marco Farmeschi e Beatrice Pammolli, membro di una delle Contrade del Palio del vicino Piancastagnaio. Successivamente alla riunione, sono stata invitata ad un secondo giro, questa volta nelle sedi delle contrade castelpianesi: finalità di questa interessantissima visita era mostrare a Roberta Benini, Sandro Poli e Alessandro Benassai gli abiti storici e gli accessori indossati con essi per avere da loro alcuni suggerimenti su come migliorarli, modificarli o per farne di nuovi. La visita è stata molto utile da diversi punti di vista, soprattutto per comprendere le differenze relative all’attenzione “filologica” tributata all’abbigliamento utilizzato nei cortei storici che vi sono fra gruppi di rievocatori, differenti scuole di pensiero e definizione di priorità. Essendosi conclusa la mia esperienza di campo la sera dell’8 settembre, ho potuto fare una seconda intervista, on line, al Dottor Farmeschi ed una prima, sempre a distanza, a Luca Salvadori. Successivamente alla compilazione della EVE, sono passata alla redazione della presente scheda utilizzando come fonte privilegiata le quattro interviste e i testi donati generosamente dai rievocatori di Castel del Piano.
Organizzatori
Luca Salvadori (consigliere con delega al Palio, capogruppo di maggioranza, ex Consigliere della Contrada Storte, rievocatore)
Sharon Carrucoli (rievocatrice della Contrada delle Storte, addetta alla sfilata)
Maria Rosa De Masi (consigliere Comune di Castel del Piano)
Michele Bartalini (Sindaco di Castel del Piano)
Marco Farmeschi (storico locale, ex magistrato della Contrada Monumento, medico)
Sonia Giannelli (assessore al turismo, alle politiche giovanili, caccia e pesca, istruzione, relazioni esterne)
Alessandra Barzagli (Po del comune di castel del piano responsabile ufficio Patrimonio e agli Affari Generali, responsabile Ufficio di Statistica Comune di Castel del Piano)
Marta Rossi (addetta all’Ufficio del Patrimonio del Comune di Castel del Piano)
Francesco Zanibelli (autore del libro “I fantini della montagna. Storie e aneddoti dal Monte Amiata” e giornalista specializzato in pali)
Eleonora Mainò (giornalista e cronista ed esperta di pali)
Sabrina Rosati (capitano della Contrada Borgo)
Carlo Pulcini (consigliere con delega al Palio)
Roberta Benini (Presidente Comitato Storico Regione Toscana)
Alessandro Benassai (rievocatore e membro della Compagnia Balestrieri della Città di Volterra)
Sandro Poli (rappresentate per la provincia di Grosseto per il Comitato Storico Regione Toscana)
Beatrice Pammolli (membro di una delle Contrade del Palio di Piancastagnaio)
Localizzazione
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