La rievocazione storica
Nei mesi antecedenti vengono accolte le selezioni dei figuranti nella sede della Pro Loco. Il Corteo, che prevede tra i 200 e i 250 figuranti in costume, parte alle ore 19. La prima parte, ambientata in epoca Seicentesca, rievoca la traslazione definitiva (1667) dell’icona della Vergine di Corsignano dal Casale omonimo nella Cattedrale dedicata a S. Maria Assunta. La seconda parte, invece, in costumi medievali rievoca la processione penitenziale (1188) che chiedeva alla Vergine di porre fine alla disastrosa siccità imperversante in quel periodo. Ne seguì l’evento miracoloso conosciuto, in seguito, come “Miracolo della Pioggia”. D’allora la Madonna di Corsignano divenne per tutti la “Madonna dell’acqua” e nel 1388 fu eletta Patrona della città .
La sfilata parte con gli araldi che, con chiarine e tamburi, annunciano alla cittadinanza l’inizio dell’evento e l’arrivo dell’alfiere a cavallo con il gonfalone dell’antica Juvenatium. Successivamente sfilano le fanciulle in biancoverde, i colori dell’Universitas, e le congregazioni religiose con i rispettivi gonfaloni: giallo quello della Purificazione (vulgo Gialluid), azzurro per la Madonna di Costantinopoli, verde per la Madonna degli Angeli, marrone per San Francesco da Paola, rosso per la Santissima Trinità , giallo-oro per San Michele, bianco per l’Arciconfraternita del Santissimo. Seguono la bandiera di Terra di Bari, ottava provincia del Regno di Napoli, quella del Capitano del Popolo e lo stemma di Agnello Alfieri, Vescovo di Giovinazzo per grazia di Dio e volontà di papa Clemente X. Infine, l’insegna araldica del feudatario Niccolò Giudice, figlio di Domenico, Principe di Cellamare e, per decreto di Re Filippo IV, Duca di Giovinazzo. Il cerimoniere, i governatori, i rappresentanti dei Nobili dell’epoca e un drappello di alabardieri con tamburino aprono il passo al corteo ducale in cui risaltano la grazia delle nobili dame e l’austera figura del Duca con la moglie Costanza Pappacoda. Segue la Corte che conclude la prima parte del Corteo.
La seconda parte, ambientata in epoca medievale, ricorda il periodo di fame e carestia dovuto a una lunga e terribile siccità . I nobili con saio grigio penitenziale e rispettive insegne, preceduti da 5 tamburini, aprono questa parte del Corteo. Si riconoscono i blasoni dei Brayda, Chyurlia, De Martinis, De Planca, De Risiis, Fanelli, Framarino, Griffi, Lupis, Marziani, Messere, Morula, Paglia, Sagarriga, Saraceno, Sasso, Siciliani, Spinelli, Vernice, Volpicella, Zurlo. Seguono gli uomini d’arme, difensori della città (lancieri, balestrieri, armigeri) e il sacerdote, che impersona il Parroco del Casale di Corsignano, Don Erasmo Fanelli con il leggendario crociato francese Gereteo Alesbojsne, che donò al Casale l’icona della Vergine in segno di gratitudine per le cure ricevute, dal 1187 al 1188, al suo rientro dalla Crociata, e alcuni suoi seguaci. Infine sfilano i Nobili penitenti con una selva di candele simboleggianti la preghiera che sale al cielo per perorare la grazia e la grazia arriva: un verde tappeto fiorito rappresenta la terra tornata fertile e rigogliosa dopo la miracolosa pioggia. È un segno di vitalità che il gruppo seguente rafforza con la gaiezza cromatica dei fiori delle giovani ancelle e dal chiarore dei loro sai, preludio alla venerata icona della Vergine di Corsignano. Appena rischiarata dai tedofori, l’immagine avanza portata a spalla, dalle varie maestranze del lavoro (contadini, falegnami, fabbri, marinai, muratori, pescatori, pittori, sarti).
Concludono il Corteo i dignitari dell’epoca (il Giudice, il Protontino, il Signator, il Baglivo, il Catapano) e il popolo. Ogni anno gruppi di sbandieratori precedono e concludono il Corteo.
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