Nome dell'evento
La rievocazione storica
La Rievocazione (la descrizione che segue si riferisce all’evento del 2022, oltre alle fonti orali reperite sul posto. Cfr. Note metodologiche) è preceduta i giorni successivi da rassegne cinematografiche, convegni, mostre, presentazioni di libri, interventi artistici e musicali dedicati ai temi del tarantismo, delle danze e riti locali, del contesto storico-culturale legato alla condizione contadina.
La prima parte dell’evento si realizza il 28 giugno nel tardo pomeriggio con la messa in scena della “Rievocazione del rituale terapeutico del tarantismo” nel momento della “Terapia domiciliare” (denominazioni riferite dai testimoni e membri dell’Associazione), ispirata alle terapie svolte da Luigi Stifani intorno alla metà del Novecento. Rispetto a uno spazio pubblico come una piazza, viene scelto un cortile interno per dare l’idea del contesto di intimità in cui si svolgevano le terapie domiciliari fino al Secondo dopoguerra. Due o tre ragazze vestono i panni delle tarantate, a cui viene affiancata una piccola orchestra composta da violino, tamburelli, armonica a fiato e voce. La prima tarantata inizia compiendo tre giri intorno al pozzo, simbolo della purificazione ricercata, mentre scuote la testa, piange, si guarda allo specchio, grida, barcolla, cade in terra e invoca aiuto. Subito accorre un aiutante che la sorregge e la conduce ad adagiarsi delicatamente sul lenzuolo bianco steso per lei e dove vi sono sistemate le immagini dei santi e le zagarelle colorate. Lateralmente vi è, seduta su una sedia, una bambina vestita di bianco mentre tiene in mano l’immagine di San Paolo. La tarantata si distende sul lenzuolo e appare inerte come caduta in un profondo sonno, fino a quando entra in scena l’orchestra che la circonda e la inizia a scazzicare, dando inizio al rito coreutico-musicale. La musica parte dal violino per crescere finché la malata non inizia a dare alcuni segnali come il battere di un arto o il girare la testa e il corpo. A questo punto l’orchestra suona con ritmo incalzante e “fa ballare” la tarantata che si alza e, piangendo e urlando, si dimena a ritmo di musica, mentre prende in mano gli oggetti presenti sulla scena, corre e volteggia. La scena dura circa 15-20 minuti e viene ripetuta altre due volte con le altre figuranti. Tutta questa parte si compone di due “repliche” consecutive per permettere a più spettatori di poter assistere nel corso della serata.
La prima parte dell’evento si conclude con uno spettacolo musicale in cui vengono suonate musiche e danze popolari della tradizione locale (prevalentemente pizzica) come le varie forme di pizzica. A suonare possono essere gli stessi componenti dell’orchestrina che ha effettuato la terapia, formata solitamente da gruppi locali o meno di musica tradizionale salentina, invitati per l’occasione.
La seconda parte dell’evento si svolge la mattina del 29 giugno con la “Rievocazione storica dell’antico rito del Tarantismo” all’interno dello spazio pubblico. L’evento inizia con una prima fase davanti alla Cappella di San Paolo dove un membro dell’Associazione narra alcuni tratti riguardanti la storia e il mito del tarantismo (a partire dalle possibili origini nel periodo magnogreco, le prime fonti cinquecentesche, il crescente interesse scientifico verso i ll fenomeno, l’indagine etnografica demartiniana fino ad arrivare alle ultime forme attestate fino agli anni Novanta) , le prassi di cura domiciliare e le modalità di richiesta della grazia nella Cappella di San Paolo. Subito dopo vengono posizionati i carretti trainati da cavalli che da Piazza San Pietro raggiungono il punto di partenza del corteo appena fuori Porta Luce, lungo la strada che, tradizionalmente, percorrevano le tarantate e i loro familiari per giungere a Galatina. Alla partenza le tarantate vengono portate con i carretti che le conducono nel breve tragitto fino a Piazza San Pietro, compiendo prima un giro intero dell’attigua Piazza Dante Alighieri. Ad attenderle in piazza c’è una grande folla già assiepata al di là delle transenne. Le tarantate vengono fatte scendere e condotte, con difficoltà a causa delle condizioni deambulatorie ridotte dovute alla loro condizione, dapprima alla Cappella dove sostano un po’ in preghiera per chiedere la grazia al Santo. Lo stesso membro dell’Associazione torna a prendere parola spiegando come le tarantate si comportavano all’interno della Cappella al cospetto dell’icona del Santo nella metà del Novecento (De Martino 1961). Dopo qualche minuto, intorno alle ore 12, escono per far ritorno in piazza, dove verranno adagiate tutte insieme al centro di quella che simbolicamente è una grande “ronda” per essere adagiate su dei teli bianchi. L’orchestrina inizia a intonare la musica terapeutica ora su di una, ora sull’altra alternandosi e risvegliando le malate che nel frattempo iniziano le loro contorsioni e i movimenti da terra, urlando e piangendo, finché tutte non si alzano e iniziano a correre per la piazza prendendo in mano i santini e le zagarelle. A rito concluso tornano nuovamente a sdraiarsi sui lenzuoli bianchi, mentre la musica si placa fino a terminare. La Rievocazione si conclude con le “tarantate” che vengono accompagnate all’interno del chiostro Palazzo Tondi Vignola, di fianco alla Cappella di San Paolo, e sostano davanti al pozzo dove si attingeva per bere l’acqua purificatrice dal morbo.
Area Geografica
Galatina è un comune italiano di circa 25.000 abitanti situato nel Salento centrale a 20 km a sud est di Lecce. Si trova su un declivio che dalla parte di Galatone scende verso Soleto e che rientra in quello che viene definito il Tavoliere salentino.
Il terreno, fatto prevalentemente di terra rossa e a tratti argillosa, è molto fertile e ha permesso lo sviluppo di alcune produzioni agricole: in prevalenza vite e olivo, ma si attestano anche colture di patata novella. Tale conformazione geologica ha portato inoltre alla creazione di falde acquifere superficiali che scorrono sotto l’abitato (talvolta anche a pochi centimetri dal suolo), che in passato sono state sfruttate per attività come la lavorazione del cuoio (come riferito anche da membri dell’Associazione che si occupa della rievocazione). Attualmente il settore economico principale, riscontrabile in gran parte del Salento, è quello turistico (prevalentemente estivo), che negli ultimi decenni ha visto una crescita ingente e poco controllata, mettendo in luce rischi, conflitti, cortocircuiti propri del turismo di massa (Nocifora 1993).
Descrizione del percorso
Il “Il Ritmo ed il Battito della Pizzica Tarantata” – Rievocazione storica dell’antico rito del tarantismo (da ora anche Rievocazione) può essere suddivisa in due momenti: la “terapia domiciliare” e il “rito storico” (quest’ultimo definito così dal ricercatore).
La prima parte si svolge in unico spazio, all’interno di un chiostro o di uno spazio chiuso. Nel 2022 è stato realizzato presso il Centro socio-educativo Santa Chiara in piazzetta Galluccio, che dispone di un ampio cortile interno dove è possibile realizzare la “terapia domiciliare” e il concerto musicale seguente.
La seconda parte dell’evento inizia davanti a Porta Luce (una delle tre porte della città storica, lato ovest, e realizzata nella sua conformazione attuale nel 1795) dove i tre carretti adibiti al trasporto delle tarantate arrivano dopo un percorso che li ha portati da Piazza San Pietro (dove hanno sostato tutta la notte precedente) a Porta Luce passando per Corso Garibaldi.
Il Corteo percorre Corso Porta Luce fino a Piazza Dante Alighieri, compie un giro completo della piazza per poi concludere nella limitrofa Piazza San Pietro, dove si fermano i carretti e dove avviene la principale scena pubblica di fronte al sagrato della Chiesa Madre dei Santi Pietro e Paolo. A seguire le tarantate, gli accompagnatori e i musicisti si spostano nella Cappella di San Paolo dove entrano chiudendo le porte agli spettatori. Una volta usciti l’evento termina nell’adiacente porticato interno di Palazzo Tondi Vignola. L’intero percorso è di circa 500 metri.
Notizie storico-critiche
L'evento rievoca il fenomeno storico-culturale che va sotto il nome di tarantismo. Le sue radici sono di origine ignota e probabilmente arcaica, con alcune ipotesi che lo accostano ai riti greci come il dionisismo, l'orfismo, il coribantismo (De Martino 1961), mentre le prime testimonianze certe risalgono al Medioevo. La letteratura sul tema è enorme (una delle ricognizioni più complete è a cura di Mina e Torsello 2006) e impossibile anche solo da accennare in questa sede, in cui si darà conto di minimi richiami utili alla comprensione della Rievocazione. La difficoltà di attribuire un’origine chiara ha fatto sì che proliferassero fascinazioni mitiche sul tema, di pari passo con gli studi scientifici che hanno messo in luce il fenomeno da varie angolazioni (medica, storica, sociologica, antropologica). La forma rievocata nell'evento riguarda la sua evoluzione novecentesca, in particolare dal Secondo dopoguerra. Gli studi di Ernesto De Martino e la crescente attenzione scientifica che ne è derivata hanno fatto sì che alcuni protagonisti di quegli anni divenissero conosciuti anche al di fuori dei confini locali: tra questi si ricordano Luigi Stifani, celebre musicista-terapeuta di professione barbiere che per molti anni ha diretto le orchestrine terapeutiche, e la tarantata Maria di Nardò. Secondo le descrizioni offerte da De Martino, le terapie si possono dividere principalmente in due tipologie: la cura domiciliare e il rito in Piazza San Pietro e dentro la Cappella di San Paolo. La prima era costituita da sessioni di pizzica che potevano durare anche giorni in cui l'orchestrina suonava a domicilio previo pagamento. La seconda era una terapia che avveniva all'interno della Cappella il 28 e il 29 giugno in cui si veniva a Galatina a chiedere la grazia. Questa storia localmente è stata considerata poco degna di essere considerata fino agli anni Duemila, in concomitanza con movimenti di riscoperta della musica popolare. Le prime forme di revival sono state del tutto spontanee, con alcuni gruppi di ragazze e ragazzi che si riunivano a Galatina davanti alla chiesa di San Paolo per ballare e suonare in cerchio.
L'evento nasce a seguito della fondazione del Club Unesco Galatina, avvenuta nel 2012. I Soci fondatori provengono da un'esperienza di comunità religiosa presso la Parrocchia della Chiesa di Santa Caterina, dove Fra Ettore Marangi, allora padre priore, avvicina i parrocchiani ai temi dei diritti umani. Successivamente Marangi si trasferisce in Kenya dove fa attivismo negli slum di Nairobi e al contempo insegna Teologia Sistematica al Taganza University College e così il gruppo galatinese decide di proseguire il percorso fondando un Club Unesco: questo perché vuole inserire nel suo progetto anche iniziative culturali e di valorizzazione artistica. Appena costituiti aprono al coinvolgimento di alcuni giovani del posto, grazie anche alle prime iniziative realizzate che suscitano un certo interesse locale (molto partecipata, raccontano i membri del Club, fu la Lectio magistralis di Philippe Daverio sulla Basilica di Santa Caterina di Alessandria). Il gruppo così ampliato, riflettendo sui progetti futuri, decide di avviare un'iniziativa rievocativa sul tarantismo, che, come affermano i membri dell'Associazione, era ancora misconosciuto e considerato al pari di una devianza sociale. Entrano così in contatto con Vincenza Magnolo, giovane musicista e interprete di canti della tradizione pugliese che risulterà fondamentale, prima come consulente e poi come partecipante nei panni di una tarantata, nella fase aurorale della Rievocazione e nel produrre conoscenza e consapevolezza nei membri sul tarantismo e sulle sue forme di revival (cfr.: www.tarantism-revisited.net).
Magnolo partecipa attivamente all'organizzazione delle prime due edizioni, chiedendo però che l'evento aderisca il più possibile ai fatti storici e coinvolgendo anche la sua amica Simona Indraccolo. Le due interpreti saranno così le prime a mettere in scena il dolore delle malate, grazie a settimane di esercizi e prove per entrare in profondità nella parte. Dopo la prematura morte di Enza, come la chiamavano affettuosamente gli amici e i membri del Club, avvenuta nel 2015, l'Associazione, oltre a portarne avanti la sua memoria, ha proseguito con l'evento sullo stesso solco di realismo e di solennità (fonte: membri Club Unesco), affidandosi ad attrici e musicisti locali. Già dalle prime edizioni l'evento riscontra consensi e partecipazione ma viene anche criticato da una parte del clero e della politica locale, come affermano fonti interne all'Associazione, proprio in virtù della storia di dolore e sofferenza che si andava a rievocare.
Bibliografia
Eugenio Imbriani (a cura di), "Ernesto de Martino e il folklore. Atti del convegno Matera-Galatina, 24-25 giugno 2019", Bari, Progedit, 2019.
Nocifora Enzo (a cura di), "Il turismo mediterraneo come risorsa e come rischio", Roma, SEAM, 1993.
De Martino Ernesto, "La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud", Milano, Il Saggiatore, 1961.
Mina Gabriele - Torsello Sergio, "La tela infinita. Bibliografia degli studi sul tarantismo meridionale", Nardò, Besa, 2006.
Maurizio Agamennone, "Sulle origini del progetto La Notte della Taranta. Un possibile modello: la terza edizione, quella del 2000", Rivista Palaver, 2015.
Eugenio Imbriani. "Lecce 2019, una città immaginaria", Rivista Palaver, 2016.
Sergio Torsello, "La Notte della Taranta. Dall’Istituto “Diego Carpitella” al progetto della Fondazione", L’Indomeneo, 2008.
Vincenzo Santoro, "Il ritorno della taranta. Storia della rinascita della musica popolare salentina", Roma, Squilibri, 2009.
Oggetti significativi
I beni materiali collegati con l’evento hanno un significato simbolico ed erano utilizzati durante la terapia domiciliare e
il rito nella Cappella di San Paolo.
Carretti: utilizzati durante la Rievocazione per il trasporto delle “tarantate” in Piazza San Pietro. Sono carretti
novecenteschi di proprietà di famiglie locali provenienti dalla frazione di Noha, centro agricolo poco distante da
Galatina, dove c’è una consolidata tradizione di allevamento del cavallo e dove a settembre di ogni anno si realizza la
Fiera dei Cavalli (in occasione della festa patronale della Madonna delle Grazie). A guidare i carretti durante la
rievocazione sono gli stessi proprietari.
Zagarelle: strisce di stoffa colorate appese sui muri, sui balconi o sugli angoli dei palazzi, sulla cartellonistica stradale
o tra un palazzo e un altro. Simboleggiano il colore e dunque le diverse tipologie di tarantola, che la tarantata
riconosce venendo attratta dal colore. Questo serviva per trovare più velocemente la terapia e la musica più efficace
da suonare.
Spada: di tipo “striscia” (ovvero con lama a doppio taglio sottile), con elsa pronunciata. Di origine incerta. Lo stato di
conservazione si presenta cattivo, con segni di ruggine, macchie e usura che la attestano almeno all’inizio dello scorso
secolo. Nella Rievocazione è utilizzata come oggetto scenografico per la “terapia domiciliare” in quanto caratteristica
dell’iconografia di San Paolo.
Immagine grande di San Paolo: icona comunemente presente all’interno delle case contadine locali, raffigurante il
Santo che tiene in mano la spada e il libro del Vangelo e con sulla sfondo la Basilica di San Pietro di Roma. Nella parte
domiciliare dell’evento è tenuta in mano da una bambina seduta di fianco alla tarantata.
Immagini sacre: solitamente di San Pietro e San Paolo, vengono sparse insieme alle zagarelle sul lenzuolo bianco.
Lenzuolo: comune lenzuolo “domestico” di cotone e di colore bianco, steso in terra dove le tarantate venivano coricate
per essere poi risvegliate dal suono dell’orchestrina.
Specchio: simboleggia l’alterità in cui la condizione di alterazione ha condotto la tarantata, la quale specchiandosi
poteva riconoscersi.
Bacinella d’acqua: simbolo del luogo domestico e della purificazione.
Spezie e aromi: tra i più utilizzati sono il rosmarino e il basilico, a ricordare come le tarantate venivano fatte rinvenire
dallo stato di torpore in cui potevano versare attraverso il forte e familiare odore di tali spezie.
Aspetti immateriali
Pizzica tarantata: detta anche “Pizzica indemoniata” è una delle tre tipologie di pizzica, oltre alla “Pizzica De Core” e
alla “Pizzica Scherma” (o Danza delle spade). Questa tipologia si differenzia dalle altre due per il fatto di avere la
funzione specifica di “controllare” la crisi dopo averla portata alla sua esasperazione (Cfr. Carpitella D., L’esorcismo
coreutico-musicale del tarantismo, in E. De Martino, La terra del rimorso, 1961. pp 335-372). Aveva il compito di
scazzicare la tarantata, ovvero stuzzicarla con ritmi e melodie diverse fino a trovare quella che la facesse risvegliare
dallo stato di torpore in cui versava e da lì proseguire in modo ciclico e con un ritmo incalzante per indurre il
movimento sempre più forsennato e “spurgare” il veleno del ragno attraverso il sudore fino a ricadere in terra,
stremata e libera dal veleno. Le modalità dell’operazione e le melodie erano diverse a seconda del luogo di esecuzione
o dell’orchestra. La pizzica tarantata è stata resa celebre dagli studi dell’antropologo Ernesto De Martino e dalle
registrazioni del violoncellista e terapeuta Luigi Stifani.
L’Associazione si è dimostrata fin da subito piuttosto attenta all’aspetto musicale dell’evento, scegliendo con rigore e
dopo attente analisi e ricerche i musicisti e le musiche e studiando i filmati e le registrazioni d’epoca del secolo scorso
(prevalentemente tratti dal lavoro di Carpitella. Cfr. De Martino 1961).
Anche le “tarantate” sono scelte con grande attenzione, prevalentemente all’interno della scena artistico-musicale salentina (danzatrici, attrici ecc.).
Criticità
Tra le minacce riscontrate dai membri c’è la difficoltà ad avere il riconoscimento del lavoro svolto da una parte della comunità locale, in quanto, comprese alcune amministrazioni politiche che si sono avvicendate negli anni. Questo soprattutto con la realizzazione delle prime edizioni della Rievocazione, quando l’associazione è stata anche accusata di godere di privilegi e favoritismi rispetto ad altre anch’esse attive a livello locale (fonti interne all’Associazione).
Diverse negli anni sono state, inoltre, le critiche rivolte al gruppo sul tipo di rievocazione, vista da alcuni come uno “scimmiottamento” del dolore e della sofferenza (come affermano i referenti del Club Unesco). A questo l’Associazione ha risposto sempre con l’attenzione e la serietà profuse nel realizzare l’evento, inteso come modalità di conoscenza della storia locale ma anche come modalità di accettazione di questa storia ancora oggi, a detta dei membri, accettata con fatica. C’è uno studio importante dietro, dalla logistica al casting dei figuranti, dai luoghi e gli ambienti agli oggetti rituali.
Un rischio che sentono i membri riguarda la trasmissione, che risulta complessa in quanto non è sempre facile sensibilizzare membri giovani alle attività associative. Fin dai primissimi anni l’Associazione ha favorito l’entrata di ragazze e ragazzi , che però col tempo si sono trasferiti altrove o hanno allentato i rapporti.
Misure di valorizzazione
Le iniziative volte alla valorizzazione dell’evento sono diverse nel corso della vita dell’Associazione.
All’inizio l’Associazione ha svolto incontri pubblici con la cittadinanza per presentare le intenzioni e i programmi del neo costituito gruppo.
Tra questi vi è il convengo “Ernesto De Martino e il folklore” organizzato dal Club Unesco a Galatina e Matera il 24 e 25 Giugno 2019, in occasione dei sessant’anni della ricerca sul campo del noto antropologo in Salento e in Lucania, che ha visto la partecipazione di diversi studiosi e ricercatori e a cui è seguita, nel 2021, la pubblicazione degli Atti a cura di Eugenio Imbriani (con testi di Alliegro, Colonna, Dei, Esposito, Fanelli, Marano, Mirizzi, Montinaro, Rauty, Satta, Zinn).
Un’altra iniziativa di valorizzazione è stata la realizzazione del documentario “Vincenza Magnolo. L’ultima tarantata” (Cfr. la sezione “Apprendimento e trasmissione”), dedicato alla memoria di Vincenza Magnolo e alla sua attività di ricerca sul tarantismo e sulla pizzica.
Sempre nel 2016 è stato realizzato “Il morso della tarantola” (realizzato da Antonio Cacace in collaborazione con il Club Unesco Galatina), un documentario che mostra, in forma rievocativa, una il processo di guarigione di una tarantata a partire dal morso fino alla terapia domiciliare con l’orchestrina.
Nel corso degli anni sono stati realizzati dei laboratori con le scuole del circondario. Sono state inoltre attivate collaborazioni e partnership con le università di Matera e Lecce Università della Basilicata e Università del Salento (tramite i professori Imbriani, Mirizzi, Matera e Trono).
Misure di salvaguardia
Le misure di salvaguardia partono dalla fondazione del Club Unesco Galatina. Questo, in quanto i membri fin da subito, hanno aderito ai valori dell’organizzazione che permette, attraverso la formula associativa, di poter realizzare iniziative all’interno del contesto locale ma secondo principi e reti proprie dell’Unesco: «I Centri e Club UNESCO, favoriscono l’incontro di persone desiderose di impegnarsi insieme in attività diverse, in un clima di fiducia e tolleranza reciproca, senza alcuna discriminazione, così da portare alla comunità mondiale il contributo di un’azione impegnata, stimolante, su basi volontaristiche» (fonte: www.clubunescogalatina.it).
L’adesione a tale rete, unitamente all’attenzione dell’Associazione per le tematiche di promozione artistica e culturale della comunità galatinese, ha permesso di far aderire l’evento edizione 2018 tra quelli riconosciuti dal Ministero della Cultura all’interno dell’“Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018”: «L’inclusione dell’iniziativa fra quelle approvate per l’Anno europeo del patrimonio culturale 2018, ci inorgoglisce e rappresenta il giusto riconoscimento dell’intenso ed appassionato lavoro che i Soci del Club per l’UNESCO di Galatina, hanno profuso nel corso degli ultimi sette anni, primi fra tutti, in generale nella salvaguardia ed attenzione alle tradizioni culturali del territorio salentino, ed in particolare nella riscoperta e valorizzazione del fenomeno del “Tarantismo” a Galatina» (fonte: www.clubunescogalatina.it).
Protagonisti
L’evento è stato ideato da un gruppo di cittadini galatinesi con lo scopo di portare in auge una parte di storia locale che che ha suscitato notevole interesse da parte di studiosi di varie discipline rendendo Galatina e il Salento un campo di ricerca particolarmente fecondo. Il tarantismo secondo i membri del Club può essere di grande insegnamento al giorno d’oggi per i valori di accettazione e di accoglienza della diversità, del dolore e della marginalità, valori che il Club promuove fin dalla sua nascita.
Come affermano fonti interne al Club Unesco, quella del tarantismo è una tematica “scomoda” ancora oggi e che nel corso del tempo, a partire dagli studi di De Martino fino ad arrivare al turismo di massa odierno, ha conosciuto un’attenzione pubblica localmente è stata accolta con una duplice accezione: visibilità e stigmatizzazione. Per quanto riguarda la prima si può affermare che l’evento è stato visto da una parte della comunità e della politica locale come un’opportunità da inserire all’interno delle espressioni turistiche offerte dal panorama salentino (seppur il Club Unesco rivendica come fine primo quello di diffondere la conoscenza sul fenomeno): la Rievocazione è nata in un periodo di forte crescita del turismo di massa in Salento, spinto anche dai grandi eventi musicali e da forme di revival della musica tradizionale (Torsello 2008, Santoro 2009, Agamennone 2015, Imbriani 2016). La Rievocazione pertanto è pienamente inserita all’interno del programma della festa patronale di Galatina, con cui condivide giorni e spazi. Il secondo aspetto invece è più appannaggio di ambienti riferibili al clero locale, che si mantiene piuttosto distaccato quando non apertamente contrario nel riconoscere il valore storico e culturale del fenomeno. Questa accezione si è sostituita a quella novecentesca in cui il tarantismo era accolto dalla chiesa ufficiale, stando a quanto raccontano membri dell’associazione, anche per le entrate economiche che ne derivavano grazie alle donazioni delle famiglie che ricevevano la grazia. Ne è testimonianza il detto locale “Paolo busca e Pietro mangia”, in cui San Pietro rappresenta la chiesa ufficiale e San Paolo il santo che raccoglie il denaro.
L’Associazione, oltre ai suoi membri, può contare su un’ampia rete di supporto che va da cittadini comuni, esponenti del panorama intellettuale e scientifico locale (provenienti dalle università o dai centri di ricerca), gruppi di musicisti e danzatrici di pizzica e musiche tradizionali locali.
Apprendimento e trasmissione
L’apprendimento relativo all’evento da parte dei soci e delle socie che hanno fondato l’Associazione, oltre alle conoscenze personali sul fenomeno del tarantismo e sulle musiche, è stato possibile grazie all’apporto di due persone: Fra Ettore Marangi e Vincenza Magnolo. Il primo, in forma più indiretta, ha permesso al gruppo iniziale di compattarsi attorno alla Chiesa di Santa Caterina e di affrontare tematiche sociali e culturali. La seconda, attraverso le sue conoscenze relative al tarantismo e alla pizzica ha dato un indirizzo all’evento che tuttora si conserva, votato al rigore delle azioni coreutiche e delle scene rievocative, all’attenzione ai dettagli e alla profonda empatia che tanto i musicisti quanto le attrici figuranti devono esercitare per poter restituire al pubblico un evento che sia il più fedele possibile ai fatti e allo stesso tempo educativo sulla tematica. L’impatto che Magnolo ebbe sui membri dell’associazione nei tre anni di collaborazione con l’Associazione fu tale che molti di loro nel ricordarla sottolineano come l’incontro con lei li abbia toccati nel profondo, sensibilizzandoli fortemente alla riscoperta del tarantismo in un contesto locale indifferente se non contrario al voler mettere sulla scena pubblica una parte di storia popolare considerata poco edificante.
Dato il suo impegno nello studio e nella diffusione del tarantismo e della pizzica, l'Associazione le ha dedicato diverse iniziative tra cui il documentario postumo "L'ultima tarantata" (realizzato da Giuseppe Serra in collaborazione con Video Wild Italia, 2016, link: https://www.youtube.com/watch?v=LafMnCp_A28).
La trasmissione, stando alle fonti locali, avviene tramite gli incontri associativi, le azioni pubbliche (presentazioni di libri, convegni, cineforum, la Rievocazione) che avvengono con la partecipazione sia del gruppo “storico” del Club che degli iscritti più giovani.
Il coinvolgimento di nuovi membri avviene anche tramite il passaparola grazie alle iniziative svolte all’interno della Parrocchia di Santa Caterina. Tale processo ha portato nel 2022 all’avvicinamento di quattro nuovi membri.
La realizzazione dell’evento ha, inoltre, attivato una crescente attenzione locale verso il tarantismo, prima solo appannaggio di studi di settore o di appassionati. L’evento e le attività collaterali dell’Associazione sta contribuendo a far “accettare” tale tematica presso la cittadinanza.
Metodo Ricerca
La scheda è stata compilata attraverso una ricerca sul campo svolta dal 27 al 30 giugno 2022, un precedente
sopralluogo nel mese di gennaio 2022, e attraverso successivi contatti telefonici con i membri dell’Associazione. La
descrizione dell’evento si riferisce, pertanto, all’osservazione diretta del ricercatore, alle fonti orali raccolte
(prevalentemente i membri del Club Unesco Galatina) e alle informazioni reperibili attraverso il sito ufficiale
dell’Associazione e il web.
La “Rievocazione storica dell'antico Rito del Tarantismo: Il ritmo ed il battito della pizzica tarantata” è stata
selezionata in quanto il Ricercatore, dopo un’attenta valutazione, ha ritenuto l’evento meritevole di approfondimento
scientifico nel presente progetto per una serie di motivazioni. In primo luogo sono stati soddisfatti i criteri di durata
dell’evento (che si svolge dal 2014) e di rappresentatività geografica (non sono molte le rievocazioni pugliesi e in
particolare nella provincia di Lecce). Successivamente è stato preso in esame il contesto storico attorno a cui ruota
l’evento, ovvero il fenomeno del tarantismo salentino che, pur non essendo un fatto storico puntuale, ha segnato la
storia locale per secoli ed è stato ampiamente attestato da fonti e documenti di ogni tipologia. Più specificatamente si
è constatato che la Rievocazione, rispetto a tutto l’arco temporale in cui si è sviluppato il fenomeno, si riferisce al
periodo novecentesco di cui abbiamo numerose testimonianze e documentazioni fotografiche, sonore a audiovisive
raccolte tra gli anni Cinquanta e Sessanta da Diego Carpitella, Gianfranco Mingozzi e Ernesto De Martino. Quest’ultimo
durante le sue etnografie lucane e salentine, ha fatto espresso riferimento all’«irruzione nella storia delle masse
popolari subalterne» a lungo escluse. La scelta di tale evento vuole dunque, nel solco della tradizione degli studi
demoetnoantropologici, fornire una rappresentatività di carattere tipologico a rievocazioni che trattano di momenti
storici di cui non è la cronologia il dato più riconoscibile ma che risultano comunque importanti per le comunità di
riferimento. Durante il lavoro di ricerca sul campo l’Associazione ha messo il Ricercatore nella piena disponibilità di
effettuare sopralluoghi, interviste, osservazioni dei preparativi, dei momenti informali e delle iniziative collaterali. La
documentazione consiste in registrazioni audio, riprese video, fotografie, trascrizione di appunti degli incontri emersi. I
membri dell’Associazione, in forma congiunta o alternandosi, hanno seguito il Ricercatore in tutte le fasi di
reperimento dei dati.
Organizzatori
Giuseppe Serra (vice-presidente del Club Unesco Galatina)
Salvatore Coluccia (presidente del Club Unesco Galatina)
Maria Grazia De Benedictis (socio fondatore del Club Unesco Galatina)
Pantaleo Beccarisi (cerimoniere del Club Unesco Galatina)
Localizzazione
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