La rievocazione storica
Il Palio di Asti o Palio Astese è una manifestazione nata nel Medioevo nell’ambito delle celebrazioni patronali di San Secondo e culmina con una corsa di cavalli montati a pelo, cioè senza sella. All’interno del Palio è organizzata ogni anno una rievocazione detta “sfilata storica”, che interviene in diversi momenti della manifestazione: ogni contrada (rione, borgo o comune) partecipante al Palio porta in sfilata un tema ben definito del periodo medievale astigiano compreso fra il XII e il XV secolo, contesto di nascita e di sviluppo del Palio. Ogni piccolo corteo rappresenta un episodio in cui intervengono dame, cavalieri e nobili oppure personaggi della cultura popolare: per esempio “Valentina Visconti porta in dote la terra di Castell’Alfero” (Comune di Castell’Alfero), Asti accoglie il suo Signore, Carlo Duca d’Orléans (Rione San Martino San Rocco), l’inaugurazione della Chiesa Medievale di San Secondo in Baldichieri (Comune di Baldichieri).
I temi scelti possono essere anche di carattere più generale, es. I “Sacri Misteri”: teatro e religiosità popolare rappresentati tra le vie e le piazze (Rione San Paolo), ma sono definiti comunque come rievocazione storica dai partecipanti e dagli organizzatori. Il corteo così costituito si compone quindi di diverse centinaia di figuranti (abitualmente più di mille). In preparazione del Palio, il sabato antecedente al primo martedì di maggio, in occasione dei festeggiamenti per san Secondo, il corteo storico sfila prima della cerimonia della Stima. Su disposizione del Sindaco, tre esperti mercanti in stoffe verificano che i drappi del Palio, uno per il vincitore della corsa e l’altro per la chiesa del Santo Patrono, «…siano della bontà, misura e qualità solite». I drappi devono recare l’effigie del Patrono di Asti, San Secondo, l’anno, le insegne e il motto della città e la firma del Maestro del Palio, l’artista che, su specifico incarico dell’Amministrazione comunale, lo realizza.
Al termine della Stima, il giuramento dei Rettori di ciascun rione, borgo e comune partecipanti al Palio che fanno solenne promessa di lealtà e, infine, il momento più atteso dalla comunità locale: il Sindaco indice solennemente il Palio che si correrà a settembre. Il lunedì successivo sono organizzati i fuochi d’artificio e il giorno di San Secondo, primo martedì di maggio, avviene l’Offerta del drappo al Patrono. Segue la distribuzione della Minestra dei Poveri e, il mercoledì, la tradizionale fiera: circa trecento «mercatores» allestiscono le loro bancarelle nel centro storico di Asti. A settembre, al Palio partecipano ogni anno 21 contendenti fra i Rioni (all’interno della cinta muraria più antica), i Borghi (all’esterno della prima cinta muraria) e i Comuni dell’Astigiano che abbiano comprovati rapporti storici con la città di Asti in epoca medievale, ognuno col proprio gonfalone e i colori che lo contraddistinguono. La sfilata che precede la corsa rievoca il ruolo delle contrade per la storia medievale della Città: ogni gruppo è preceduto da un Vessillifero che porta i colori del Borgo, Rione o Comune, seguito dai figuranti in costume che danno vita al loro tema storico peculiare. Al miglior gruppo il Soroptimist International d’Italia, club di Asti, consegnerà la Pergamena d’autore al Comitato che avrà meglio rappresentato il tema.
Il percorso del corteo inizia in piazza della Cattedrale e prosegue per via Caracciolo, piazza Cairoli, Corso Alfieri, via Gobetti, piazza San Secondo, via Garibaldi, via Gardini, piazza Alfieri. Il Gruppo del Comune, composto dal Capitano e dal suo seguito a cavallo, apre il corteo storico, preceduto Gruppo degli Sbandieratori dell’A.S.T.A. I costumi del gruppo del Comune richiamano i colori della città ed esaltano le funzioni di magistrati e cavalieri che hanno il compito di sovrintendere allo svolgimento della corsa. Il Capitano e i suoi Magistrati sono i garanti della corretta interpretazione del regolamento.
Il Capitano del Palio è la figura più rappresentativa: a lui spetta il ruolo di garante del Regolamento insieme ai due Magistrati che lo affiancano. Il Carroccio, elemento comunale per eccellenza, chiude il corteo ed è scortato da una schiera di armigeri in rappresentanza dei ventuno partecipanti. Il Carroccio rappresenta gli antichi carri da guerra. Il Carroccio astese, trainato da tre coppie di buoi bianchi, porta, secondo la tradizione, le insegne della città – croce bianca in campo rosso, il gallo in ferro battuto – simbolo delle libertà comunali ed il Palio, premio al vincitore della corsa. Gli altri premi – la borsa di monete d’argento, gli speroni, il gallo vivo, la coccarda e l’acciuga – precedono il Carroccio e sono portati da altrettanti messi comunali.
Nei due giorni precedenti alla corsa si tengono le prove ufficiali. La sera della vigilia della corsa, nelle sedi dei rioni, borghi e comuni partecipanti, si tengono le “cene propiziatrici”. Il giorno della corsa, al mattino, nelle chiese rionali si svolgono le benedizioni dei cavalli e dei fantini che correranno per difendere i colori delle proprie parrocchie, con la formula : “Va’ e torna vincitore!”. I cavalli, solitamente due per ciascun sodalizio, sono seguiti e allenati da apposite Commissioni elette all’interno di ogni Comitato. Alla fine, uno solo scenderà in piazza per il Palio. Nel primo pomeriggio il corteo storico dalla cattedrale di Santa Maria Assunta si snoda per le vie del centro storico e si conclude in piazza Alfieri, dove attualmente si tiene la corsa. Il corteo si apre con il gruppo a cavallo del Capitano del Palio, massima autorità della corsa, garante della regolarità del Palio, seguito dai magistrati e dai cavalieri. Al Capitano spetta la supervisione della manifestazione, con il potere di infliggere squalifiche in caso di comportamenti irregolari da parte dei fantini durante lo svolgimento della corsa. Seguono i vincitori dell’ultima edizione del Palio e i figuranti delle contrade in abito storico. Chiude il corteo il carroccio, con le insegne delle libertà comunali e il Palio. Prima della corsa vera e propria, il capitano del Palio si rivolge al sindaco: “Signor Sindaco, il Palio è schierato in campo con uomini, cavalli e insegne. E attende ordini!” Il sindaco, secondo la tradizione, risponde:”Signor Capitano, vi do la licenza di correre il Palio dell’anno del Signore [anno in corso]. Andate e che san Secondo vi assista! Si corre il Palio!”
Si arriva così alla corsa, strutturata in tre batterie da sette partecipanti ciascuna. Ventuno cavalli montati a pelo da ventuno fantini scelti dai rioni, borghi e comuni della Città di Asti e del suo territorio. I primi tre classificati di ogni batteria accedono così alla corsa finale, che decide l’assegnazione del Palio. La partenza avviene con l’allineamento dietro il canapo, una grossa fune alla linea di partenza. Il Mossiere decide a sua discrezione il miglior allineamento dei cavalli e può decidere di comminare a fantini indisciplinati penalità e punizioni, di solito un arretramento nei blocchi di partenza. La corsa ha inizio, i cavalli devono percorrere tre giri di piazza per un totale di circa 1350 m. Il Palio viene vinto dal cavallo, con o senza fantino, che arriva per primo al “bandierino” del traguardo. Anticamente la corsa del Palio prevedeva due premi: il Palio, drappo di velluto o stoffa preziosa per il primo arrivato, ed un gallo vivo per il secondo, come ben documentato dai libri dei conti della tesoreria ducale.
Dal XVII secolo a oggi il vincitore si aggiudica il Palio che per tradizione deve essere lungo 16 rasi astigiani; il secondo premio consiste in una borsa di monete d’argento; il terzo consiste negli speroni d’argento; il quarto premio è un gallo vivo; il quinto la coccarda con i colori della città, bianco e rosso. All’ultimo arrivato spetta «l’inchioda» o acciuga salata. È uno dei premi più caratteristici e sentiti del Palio di Asti. Deriva dal dialetto astigiano trecentesco anzoa, ed in seguito anchoa. Destinata all’ultimo classificato, è data in premio in segno di scherno e di disonore per lo sconfitto. L’inchioda si accompagnava, e si accompagna come premio all’insalata. Alcune volte, oltre all’acciuga, si sono previste anche le sigolle (cipolle) per il penultimo, a rappresentare le lacrime dello sconfitto.
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