La rievocazione storica
Il Palio dij Cossòt rievoca gli scontri armati che nel 1678 opposero ad Alpignano l’esercito di Luigi XIV di Francia alle truppe sabaude ed alleate. Per l’occasione, il centro storico è allestito per ospitare accampamenti e ricostruzioni di battaglie. Diverse decine di gruppi storici propongono rappresentazioni teatrali d’epoca, scene di vita quotidiana, danze popolari e di nobili, antichi mestieri e cortei.
L’evento si svolge in corrispondenza della festa di San Giacomo Maggiore, a cui la comunità di Alpignano sin dall’alto Medioevo ha dedicato una cappella situata sull’antica strada di Casellette: tappa della via Francigena e di molti pellegrini che transitavano lungo il percorso prima di dirigersi verso Santiago di Compostela. Nell’iconografia tradizionale, al bastone di san Giacomo è appesa una zucca, e a questo simbolo fanno riferimento il nome dell’evento e il palio: gli abitanti di Alpignano erano chiamati «mangia cossòt», ovvero «mangia zucchini». Il palio, che si corre nel tardo pomeriggio della domenica, è una corsa di velocità a staffetta per le vie del centro storico in cui gareggiano le squadre dei quattro borghi o regioni in cui è stato suddiviso il paese: Borgo Vecchio (o Centro storico), Maggiore (o Pansè o Tallé), Campagnola e Sassetto.
I concorrenti gareggiano in coppia, portando sulle spalle due bastoni con appese delle zucche, “in accordo con l’iconografia di san Giacomo” (Baudraz, 2000, p. 34). Le zucche vengono riempite d’acqua e sono attribuite ai corridori con un sorteggio che si svolge pubblicamente il mattino stesso, contestualmente alla benedizione dei corridori e degli stendardi al castello Provana. Come spiega Sandro Leonardi, della Pro Loco di Alpignano, “la corsa parte da piazza Parrocchia, percorre via Matteotti e via Roma fino a piazza Vittorio Veneto, dove avviene il cambio tra la prima staffettista donna e il primo staffettista uomo, che percorre l’itinerario in senso opposto fino a dare il cambio, in piazza Parrocchia, alla seconda staffettista donna, che ripercorre il tragitto fino all’ultimo cambio in piazza Vittorio Veneto: qui l’ultimo staffettista parte verso piazza Parrocchia per l’arrivo”. I corridori devono cercare di perdere la minore quantità d’acqua possibile durante la corsa, per evitare di vedersi attribuire delle penalità. Al borgo vincitore viene assegnato il palio, un drappo dipinto da un artista locale, da molti anni appartenente al Gruppo Pittorico Pinzi.
La durata e il programma della manifestazione variano di anno in anno, ma alcuni elementi restano costanti: oltre al Palio, preceduto dal corteo storico dei gruppi presenti (guidato dal Conte e la Contessa Provana, i quattro Abbà dei Borghi con le Abbaine), il torneo in armatura medievale all’interno della lizza, il sabato pomeriggio, uno spettacolo di fuoco e lancio delle frecce infuocate, il sabato sera, la processione di San Giacomo, la domenica mattina e la rievocazione della battaglia tra le bande armate dei mercenari francesi e le truppe del Conte Provana, nella zona del ponte vecchio. Nei due giorni di festa è aperta una locanda che serve piatti tipici e ricostruiti secondo ricette del passato.
Dal 2016, accanto alla rievocazione seicentesca si è affiancata la rievocazione della Signoria dei Montbel, che nel Medioevo e per i successivi 250 anni hanno regnato sul territorio di Alpignano. A quell’epoca Giovanni II Paleologo marchese del Monferrato, ghibellino, era impegnato in una lunga e sanguinosa guerra (detta del Canavese) contro Giacomo d’Acaja, figlio di Filippo. I mercenari del Paleologo, guidati da Corrado di Landau, tentavano di prendere il castello di Alpignano per evitare che le truppe del Montbel potessero accorrere a dar manforte nella battaglia in corso ad Ivrea. Gli alpignanesi, stanchi di guerre e carestie, dovevano fornire agli Acaja 25 cavalieri e 70 schermitori per mantenere la Signoria. Prima di lasciar partire i loro concittadini, decisero di far festa con tornei e libagioni. I mercenari pagati dal Paleologo sarebbero presto arrivati per nuovi combattimenti e il tempo della festa poteva durare al massimo due giorni.
Nel Parco del Castello viene quindi ricreato quell’episodio di festa, con tornei di combattimento in armatura, sfide con l’arco e la scherma, lanci con le catapulte e le frecce infuocate. Per entrambe le rievocazioni sono montati accampamenti che riproducono fedelmente scene di vita quotidiana del tempo, con la partecipazione di circa 300 figuranti appartenenti ai gruppi storici locali e ospiti.
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