La rievocazione storica
La datazione delle diverse rievocazioni portate in scena durante il Palio va dal tardo medioevo fino al secondo dopoguerra, proprio allo scopo di rappresentare storicamente i punti salienti delle vicissitudini del paese e delle sue caratteristiche specifiche, dall’architettura alla specializzazione economica delle sue aree. Il Palio celebra la vita del paese, incarnata dall’olmo abbattuto, il quale veniva considerato un punto di riferimento della comunità, in quanto “assisteva” a tutti i riti di passaggio della stessa (nascite, matrimoni, funerali, ecc.). La manifestazione, quindi doveva unire eventi sportivi alla rievocazione storica, concepita come l’individuazione della storia caratteristica di ogni rione. Si hanno quindi otto rievocazioni specifiche legate al patrimonio architettonico e al periodo di costruzione del rione. I rioni sono i seguenti:
1) Rione castello, legato al periodo tardo-medievale e primo rinascimentale del suo castello, il castello di Robio. La rievocazione, quindi, porta scene legate alla vita del maniero;
2) Rione campagnola, costruito nel secondo dopoguerra e caratterizzato dalla presenza massiccia di cascine. La rievocazione, quindi, è legata alla vita contadina, in particolare all’attività delle mondine;
3) Rione torre, caratterizzato dalla torre Saner, del 1600. Si tratta, quindi, di una rievocazione seicentesca;
4) Rione ciot (chiodo in dialetto). Il nome deriva dal chiodo affisso alla cascina Eporedia, presso il quale sostavano i cavalli, attaccandovisi con le briglie nel 1600. Si pensa anche che vi fosse l’abitazione di una cartomante zingara. La rievocazione, quindi, porta in scena la vita tzigana del 1600. È in questo rione che si trovava il pioppo che ha dato il nome al Palio;
5) Rione Canton Balin, che occupa il centro del paese. In quest’area si teneva il mercato del pollame e delle uova attorno alla chiesa del 1100 di San Pietro. La rievocazione è quindi legata allo storico allevamento di pollame (pulajat, allevatore di polli). Il rione è gemellato con il Palio dei Rioni di Maggiora;
6) Rione muron (albero di gelso in dialetto) deriva il suo nome dalla vasta estensione di gelsi alla fine del secolo scorso. La rievocazione è quindi legata alla lavorazione dei bachi da seta che si faceva un tempo;
7) Rione Piana, il cui nome deriva dalle vaste distese erbose esistenti fino a quarant’anni fa (pianòn). La zona ha una chiesetta del 1400 dedicata a San Nicolao, patrono degli abitanti del rione. La rievocazione di questo rione è legata alla dominazione spagnola di Robbio;
8) Rione mulin (mulino in dialetto), il cui nome deriva dalla presenza di un mulino elettrico e dell’antico mulino Mirandolo. La rievocazione è legata al lavoro dei mugnai (murnè in dialetto).
È da notare come ogni rione abbia associata una chiesa e spesso utilizzi come santo patrono il santo della chiesa presente in loco. L’inizio dei giochi del Palio è annunciato dall’accensione di un braciere per mezzo di una fiaccola, la domenica precedente la domenica del Palio. La fiaccola, sul modello di quella olimpica, viene benedetta in un luogo di culto, che varia di anno in anno, per poi essere portata fino a Robbio a staffetta da dei podisti locali. I luoghi di culto per l’accensione della fiaccola hanno interessato regioni vicine, come il Forte di Bard in Valle d’Aosta o San Fruttuoso in Liguria. L’associazione podistica robbiese è, infatti, molto rilevante a livello locale. Da un lato, si vuole riaffermare, con l’accensione della fiaccola, il legame molto forte della comunità con la religione, alla quale era legato anche l’olmo. Questo punto è tanto più rilevante se si considera che si è pensato, per l’unico rione sprovvisto di chiesa, il Muron, di edificarvi un’edicola. Dall’altro, si vuole inscenare un passaggio di consegne: la gestione della fiaccolata spetta, infatti, al rione vincitore del Palio precedente.
Per ogni edizione, il consiglio direttivo dei rioni sceglie 8/10 giochi in totale (circa due giochi a serata), come il tiro alla fune, la corsa con i sacchi o il taglio del bic (tronco). Queste sfide determinano la griglia di partenza per la corsa delle carriole, il palio, che si tiene la prima domenica di settembre. Due ore prima della corsa, gli stendardi dei rioni sono benedetti durante la messa. Successivamente, parte il corteo storico che fa un percorso ad anello per poi fermarsi davanti al Municipio, dove gli otto scudi dei rioni sono esposti. È qui che ciascun rione porta in scena la sua rievocazione, che viene spiegata agli astanti. Tali rievocazioni variano leggermente come tema di anno in anno. Alla fine del Palio si ha la premiazione del rione vincitore con un olmo stilizzato di circa 80 cm, che viene conservato per tutto l’anno dal rione vincitore, per poi riconsegnarlo durante il corteo al sindaco sotto al palco delle autorità.
Il Palio consiste nella corsa a staffetta di tre atleti del rione che si scambiano la carriola – in legno, del peso di 30 kg e con un sacco di sabbia da 70 kg – per un percorso ad anello di 950 metri che parte da e ritorna a Piazza della Libertà. La manifestazione si conclude con una mega risottata con la paniscia, ovvero riso e djua, che viene distribuita in paese.
Protagonisti
Associazione Palio dl'Urmon (ente promotore dell’evento, ideatore dell'evento, organizzatore dell'evento)
Localizzazione
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