La rievocazione storica
Il Palio è legato alla rievocazione della vita contadina medese tra il 1880 e il 1930. L’area è infatti conosciuta per la produzione agricola, in particolare la coltivazione di riso, e vi era quindi la volontà di valorizzare la memoria storica legata a quest’ultima. Mede viene suddivisa in dieci rioni in base sia alla conformazione geografica (come la presenza passata di campi o di chiese), sia alla concentrazione di specifici mestieri e classi sociali, come si potrà constatare nella sezione della scheda relativa alle notizie storico-critiche.
Ogni rione è responsabile della realizzazione della rievocazione storica del sabato, per la quale viene scelto un tema specifico e supportato da oggetti d’epoca e ricostruzioni d’ambiente. Ad esempio, un anno, un rione aveva ricostruito la storia di un medico che risiedeva nell’area in quel trentennio, oppure un altro aveva ricordato l’arrivo di un circo nei suoi territori. Per un periodo si è svolta una ricerca di archivio che ha indirizzato i rioni nella ricostruzione storica. Un esempio fu l’edizione dedicata alle migrazioni di medesi nelle Americhe, con la ricostruzione di una fiancata della nave (rione Gab), oppure l’edizione speciale del 2015 legata al primo conflitto mondiale. In questo caso, il rione vincitore (rione Pasquà) aveva ricostruito una trincea. In un’altra edizione, il rione San Roc aveva inscenato un funerale con tanto di carro funebre trainato dai cavalli e il rione Marcanton aveva ricordato le manifestazioni dei panettieri contro il rincaro della farina.
I cortei storici del Palio prevedono delle figure fisse, sia a livello di rappresentanza generale del Palio, sia per quanto riguarda i singoli rioni. La Madrina del Palio rappresenta la manifestazione in sé. Indossa un vestito legato all’epoca che si vuole ricordare ed è accompagnata da due giovani ragazze, le damigelle. Con la Madrina del Palio, sfila l’Alfiere del Palio con lo stendardo. Ogni Rione elegge la sua Madrina, che indosserà un abito da festa, rigorosamente attinente al periodo. La madrina del Rione è accompagnata dal Mistrin (il portabandiera), che indossa l’abbigliamento tipico dei giovani lomellini di fine Ottocento/inizio Novecento, in particolare un gilet con taschini e un cappello caratteristico. Davanti a ogni Madrina rionale, sfilano due paggetti che portano il cesto con i simboli del rione. Quest’ultimo viene portato nella chiesa parrocchiale di Mede quale offerta del rione.
Nella Chiesa durante la celebrazione, alla presenza degli attori del Palio e delle autorità cittadine, viene benedetto il Palio. Secondo il sito ufficiale del Palio, che a sua volta cita una pubblicazione di Giuseppe Masinari, la scelta delle madrine e dei portabandiera viene effettuata secondo dei criteri specifici: “Ogni quartiere elegge la sua Madrina scegliendola fra le ragazze più leggiadre del quartiere. Anche il fattore morale deve avere il suo peso essendo il gioco del Palio un impegno serio. Se nessuna ragazza del quartiere accetterà l’incarico, si sceglierà la madrina in un altro quartiere di Mede. Il nome della madrina e dell’accompagnatore dovranno essere comunicati entro la terza domenica di luglio agli organizzatori al fine di permettere le prove. In caso di mancanza di nominativo il Comitato Organizzatore prenderà le decisioni del caso.
Il Palio di Mede è visto come espressione del popolo, è un palio contadino che vuole salvare quanto è possibile il ricordo del passato, perché i più giovani possano conoscere le loro radici. I costumi delle madrine e dei mistrin che sono accompagnatori apprendisti, sono quelli delle bisnonne e dei bisnonni ricostruiti nel modo più fedele possibile, meglio se autentici al fine di recuperare la reale identità del popolo lomellino. Nessuna elites dunque ma popolo. I vestiti della festa, le lunghe gonne, i corpetti attillati, i grembiuli ricamati, le camicie, le calze fatte a mano, le “cumbinös”, le mutande ricamate finemente durante le lunghe veglie invernali possiedono un’eleganza austera che non può essere eguagliata da altri costumi non nostri. Le camicie degli uomini, i fazzoletti da collo, le fasce da attorniare in vita, i calzoni degli uomini, i gilè con i taschini, cappelli, orologi, orecchini, collane, ecc. appartengono ad un’epoca della Lomellina. Salvare queste cose è fare autentica cultura” (G. Masinari “Mede fra storia e cultura contadina in Lomellina -1983).”
Le giornate del Palio si aprono la prima domenica di settembre con un Palio rivolto ai ragazzi dai 10 ai 14 coinvolti in progetti educativi sul gioco della ciaramela. Al pomeriggio, i ragazzi sfilano con i colori dei rioni fino al campo sportivo dove si si svolge il gioco. Il vincitore sceglierà per il suo rione il giocatore che dovrà sfidare la domenica successiva, quella del Palio, il giocatore ufficiale del rione, e così a seguire per gli altri rioni. Il venerdì del Palio consiste in giochi popolari e una caccia al tesoro finalizzata per conoscere i personaggi e la storia medese durante la serata. Durante il Palio dei Ragazzi si fanno solo gli abbinamenti di gioco tra i giocatori ufficiali dei rioni, che sono già stati scelti precedentemente dagli stessi rioni, che giocheranno la seconda domenica di settembre.
Durante il sabato, invece, si procede con le rievocazioni storiche dei rioni, i quali selezionano luoghi caratteristici e in linea con le scene che si vanno a rappresentare, rigorosamente in dialetto, mentre il pubblico e la giuria si sposta di rione in rione. Ogni rione offre piatti tipici e bevande. Vi è una giuria preposta a premiare il rione che ha la migliore ricostruzione storica, ripartita secondo i criteri dell’accuratezza del dialetto, dei costumi, del taglio storico e degli oggetti d’epoca utilizzati. Sempre al sabato, il Centro Amisani cura una mostra tematica a scelta e in linea con il Palio.
La seconda domenica di settembre coincide con il Palio. La Madrina del Palio e le due damigelle, insieme all’Alfiere, alle autorità comunali e al presidente del Centro Amisani siedono su un palco collocato nella piazza principale di Mede, mentre ogni rione, rappresentato dalla Madrina, il Mistrin con la bandiera rionale e i paggetti, siedono anch’essi in piazza. Dopo la consegna del palio si forma un corteo che si dirige in chiesa per la funzione eucaristica. Durante la cerimonia si recita la preghiera del Palio e viene benedetto il drappo. I cesti con i simboli ed attrezzi del lavoro agricolo e i prodotti della terra, vengono portati all’altare dalle Madrine rionali.
La preghiera del Palio recita in questo modo: “Signore, Dio Nostro, Padre di tutti gli uomini e Dio del cammino. Tu ci riconduci continuamente alla comunione tra noi e all’impegno per noi. Benedici ora questo Palio, simbolo di impegno civile e di rinnovata adesione alla fede dei nostri padri, perché possiamo servirti nel nostro prossimo e sia per noi motivo di onore emularti nel bene. Per Cristo nostro Signore. Amen.” Al termine della messa, si sfila nuovamente in piazza per poi darsi appuntamento nel pomeriggio, alle 14.30. Nel pomeriggio, ogni rione arriva in piazza in corteo con figure e scene storiche proprie legate alle caratteristiche del rione stesso.
Dalla piazza principale, la banda preceduta dallo stendardo del Centro Culturale “Giuseppe Amisani” apre il corteo fino ad arrivare al campo dove si sfideranno i rioni a partire dalle 16. Il rione che riesce a tirare più lontano la ciaraméla vince la competizione. Il corteo può essere arricchito da una sfilata di carrozze. Alle 21, si ha la cerimonia di premiazione in piazza che si conclude con musica e balli. Oltre alla premiazione del Palio, si ha quella del rione con il miglior angolo caratteristico del sabato precedente e dei vincitori del Palio dei Ragazzi.
Protagonisti
Centro Culturale Amisani (ideatore dell'evento, ente promotore dell’evento, organizzatore dell'evento)
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