La rievocazione storica
La festa di San Benedetto ricorre ogni anno a fine febbraio e racchiude diversi momenti, che intrecciano la festività religiosa, la rievocazione storica e antichi riti propiziatori legati al fuoco. San Benedetto Revelli, taggiasco di nascita, fu monaco benedettino e vescovo della città di Albenga nel X secolo. In quel periodo gli abitanti delle zone costiere vivevano sotto la costante minaccia saracena. Secondo la leggenda, una notte, mentre i Saraceni si stavano avvicinando dal mare per assalire Taggia, San Benedetto ordinò ai cittadini di accendere enormi falò e fare un gran baccano. I Saraceni videro dal mare Taggia illuminata a giorno dal fuoco e sentirono le grida degli abitanti. Pensando quindi che la città fosse già saccheggiata, decisero di cambiare programma e rivolgersi altrove e così Taggia fu risparmiata.
Ma la festa di San Benedetto Revelli è collegata anche ad un altro episodio storico che data del 1625 e ha come sfondo, nell’ambito della Guerra dei Trent’Anni, la disputa tra il ducato di Savoia, sostenuto dai Francesi, e la Repubblica di Genova, sostenuta dalla Spagna, in merito ai diritti su Zuccarello, in Val Neva, nell’entroterra albenganese. Genova tentava di difendere il proprio entroterra dalle forze sabaude mentre la Spagna operava un’offensiva dal mare. Approfittando della situazione, un corpo d’armata franco-sabaudo si era lanciato alla conquista della Liguria di Ponente. La città di Taggia oppose una strenua resistenza nel proprio territorio e il 26 aprile 1625, con delibera del Parlamento cittadino alla presenza del Consiglio degli Anziani, Taggia invocò l’intercessione di San Benedetto Revelli impegnandosi a costruire un Oratorio dedicato al Santo e a celebrarlo con una processione il 12 di febbraio di ogni anno, multando chi non avesse preso parte ai festeggiamenti. Sanremo e Taggia furono occupate, ma senza subire violenze e saccheggi dall’esercito franco-sabaudo: riconquistate dopo due mesi dalla Superba, i Taggiaschi mantennero fede al voto fatto. L’anno dopo, nel 1626, iniziarono ufficialmente i festeggiamenti e venne intitolato a San Benedetto Revelli un Oratorio che in precedenza era dedicato alla Madonna Assunta.
Sebbene la celebrazione del Santo si perda nei secoli passati, i festeggiamenti per san Benedetto Revelli nella loro forma attuale sono stati inaugurati, in epoca moderna, nel 1980 e avvengono solitamente l’ultimo sabato e l’ultima domenica di febbraio, preceduti, il 12 febbraio, dalla solennità religiosa, quando la processione tra la Chiesa parrocchiale e l’Oratorio di San Benedetto Revelli porta per le vie della città antica le reliquie del santo custodite in una teca d’argento. Alla festività religiosa fa seguito una fiera di prodotti locali. Dal 1984, a fine mese i Rioni di Taggia (Orso, Pantano, Paraxio, Piazza Nuova, Pozzo, San Dalmazzo, Santa Lucia e Trinità) organizzano, ciascuno, le ricostruzioni di vita quotidiana del Seicento, veri e propri quadri viventi. Il sabato mattina si apre il mercatino medievale, con circa cento bancarelle sistemate tra via Roma, piazza Eroi Taggesi, via Mazzini e piazza IV Novembre, con prodotti tipici e d’artigianato. Si tengono i primi spettacoli degli sbandieratori. Nel pomeriggio si svolgono una serie di rappresentazioni rievocative con diversi gruppi di rievocazioni storiche del Nord Italia che ricostruiscono momenti delle battaglie del 1625 tra le popolazioni locali e i Savoia.
La domenica mattina gli abitanti del borgo si cimentano in una serie di “scenette” teatrali in costume, tutte rigorosamente ambientate nel Seicento. Si tratta di una gara a chi mette in scena le situazioni più realistiche e coinvolgenti: una giuria designa, nel pomeriggio, il Rione vincitore. Nel pomeriggio della domenica va in scena il gran finale: il voto del 1625 viene rinnovato solennemente da chi interpreta il Podestà, i vertici del potere cittadino dell’epoca e da tutta la città rappresentata dal corteo e, di seguito, si forma il corteo storico: centinaia di figuranti sfilano per le arterie principali di Taggia (via san Dalmazzo, del 1400, e via Soleri, del 1700, toccando così tutti i Rioni) indossando preziosi abiti confezionati seguendo una meticolosa ricerca storica. Con il podestà, i nobili, il senato, i musici, gli armigeri, i gruppi dei Rioni… sono rappresentate tutte le classi sociali e i diversi mestieri.
Al termine della sfilata si tengono le premiazioni dei partecipanti ai vari eventi della manifestazione. In passato, l’evento prevedeva anche uno spettacolo di fuochi d’artificio il sabato sera, mentre la popolazione tradizionalmente accendeva dei falò per le strade: questo ha determinato la diffusione dell’appellativo non ufficiale di “festa dei fùrgari”. Oggi questa componente è stata notevolmente limitata nella sua diffusione a causa di una regolamentazione della sicurezza più stringente, ma fino all’inizio degli anni Duemila per tutta la città si accendevano falò spontanei in memoria dei fuochi che avevano messo in fuga i Saraceni.
L’oggetto che dà anche il nome popolare alla festa è il furgaro: una canna palustre lunga circa mezzo metro, al fondo alla quale si pressa carta di giornale, che permette di dirigere la fiamma verso l’alto, in direzione dell’ossigeno. Dentro la canna viene introdotto un composto di carbone, nitrato di potassio e zolfo, e l’altra estremità viene chiusa, sempre con carta di giornale, che, una volta accesa, dà origine alla fiamma colorata. La festa diventava l’occasione di un rituale di corteggiamento: i giovani del paese, con dimostrazioni di forza e coraggio, di onore e di orgoglio, brandendo i furgari, inseguivano le ragazze più ambite nel tentativo di isolarle e strappare loro un bacio. Il furgaro è stato quindi associato alla fertilità, per il suo richiamo alla simbologia fallica. Lo spettacolo del fuoco è stato sempre vissuto come momento di euforia e goliardia: le cantine degli abitanti si aprivano ai partecipanti, per bere e festeggiare insieme.
Protagonisti
Comune di Taggia (ente promotore dell’evento)
Comitato Festeggiamenti di San Benedetto (organizzatore dell'evento)
Localizzazione
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