La rievocazione storica
La cerimonia del Confuoco, O Confeugo, attestata a Genova dal XIV secolo riprende l’omaggio del popolo offerto al Podestà, capo supremo del Comune, in seguito ai Capitani del Popolo ed infine al Doge, dal 1339 in poi. Ripresa nel 1923 dall’associazione A Compagna, si svolge ogni anno il sabato prima del Natale davanti a Palazzo Ducale. Nella tradizione, la vigilia del Santo Natale, l’Abate indossava toga, collare e berretto senatorio, si recava in Val Bisagno e incontrava l’Abate dell’anno precedente che gli presentava lo stendardo di San Giorgio con alcune invocazioni e proteste. Quindi il nuovo Abate s’incamminava verso la città, a piedi o in portantina, accompagnato dal sindaco del rispettivo villaggio e da venticinque granatieri con baionetta in canna. Tirato da uno o più paia di buoi, veniva poi un gran tronco d’albero ornato di rami verdeggianti, il cosiddetto confeugo, e dietro alcuni contadini scelti tra i magnati dei dintorni; fra di essi gli sbandieratori.
Presso la Porta Romana e la Porta dell’Arco venivano resi gli onori militari e il corteo giungeva a Palazzo salutato dalla guardia in armi. L’Abate, lasciato il confeugo nel cortile, si presentava al Doge e con deferenza gli rivolgeva la formula rituale «Bén trovòu Mesê ro Dûxe» (Ben trovato signor Doge) e il Doge rispondeva «Bén vegnûo Mesê l’Abòu» (Ben venuto signor Abate). L’Abate allora offriva al Doge un mazzo di fiori finti e gli augurava buone feste, illustrandogli le condizioni della sua valle e delle Podesterie, presentandogli i problemi e le criticità e reclamandone la soluzione. Di solito il Doge anticipava parte della somma da investire nella podesteria, dando all’Abate un cartulario del Banco di San Giorgio (l’equivalente di un assegno) da 100 lire, dopo di che il corteo si scioglieva.
La sera il Doge e i Collegi comunali scendevano per dar fuoco al tronco d’alloro («confeugo») e poi vi gettavano sopra un vaso di vino, zucchero e confetti e in tal modo la cerimonia aveva termine. Presenziava alla cerimonia anche l’arcivescovo, che partecipava poi al banchetto offerto dal Doge a Palazzo Ducale. Al termine della combustione del ceppo, ritenuto sacro, la folla si accalcava a prendere per sé un tizzone, custodito poi gelosamente come amuleto dotato di poteri magici. Il desiderio di possedere questi carboni era così vivo che il Comune dovette provvedere a distribuirli in equa misura tra i cittadini. Attualmente il Doge è rappresentato dal Sindaco di Genova e l’Abate è impersonato dal Presidente della Compagna.
La cerimonia riprende tutte le fasi dell’antico Confuoco: il Corteo storico in costume percorre le vie del centro fino a Palazzo Ducale, in piazza De Ferrari; il Cintraco, o banditore, annuncia la cerimonia, seguono il saluto rituale, i mugugni dell’Abate, il rito del cartulario e l’abbruciamento Confuoco, costituito non da un ceppo d’alloro, che richiederebbe troppo tempo per consumarsi, ma da molte frasche d’alloro che bruciano più rapidamente. Secondo la tradizione, se si genera una fiamma bianca e ben dritta che punta diretta verso il cielo, la città vivrà un anno di buona fortuna. La cerimonia è arricchita da canti e balli e dalla presenza dei gruppi storici.
Protagonisti
Comune di Genova (ente promotore dell’evento)
Associazione A Compagna (organizzatore dell'evento)
Localizzazione
Sorry, no records were found. Please adjust your search criteria and try again.
Sorry, unable to load the Maps API.