La rievocazione storica
La rappresentazione si svolge nell’arco di mezza giornata che coincide nella terza settimana di agosto. Ultima edizione si è svolta il 18 agosto.
L’evento vuole ricordare i fatti tragici accaduti nella comunità di Laurenzana nell’agosto 1809, uno dei molti centri lucani interessati dal fenomeno del brigantaggio durante il periodo denominato “decennio napoleonico”. La rievocazione storica si svolge sotto forma di una rappresentazione teatrale, nell’edizione del 2022 hanno partecipano all’incirca 40 persone tra attori amatoriali e figuranti, tutti di Laurenzana. La rappresentazione pone l’accento sulla figura del brigante Domenico Rizzo detto Taccone. Audace e capace di comando, con la sua banda di briganti, diffuse il terrore sia in Basilicata che nella vicina Calabria. Si racconta un passato non molto lontano e la sua vita, così come quella degli altri briganti spesso analfabeti e vissuti alla macchia, è ricca di storia infarcita di leggenda giunta fino a giorni d’oggi attraverso documenti e tramite racconti orali. L’evento, ha come location il borgo antico di Laurenzana, come afferma il presidente della Pro Loco Giovanni Moreno (intervista svolta durante l’allestimento delle scene nel borgo – Piazza Michele Comodo 18/08/2022): “forte di uno scenario suggestivo nelle tre piazze del centro storico, sono allestite con cura dai tecnici delle luci e dai volontari della Pro Loco rispecchiando il più possibile l’ambientazione rievocata”.
Il lavoro per l’organizzazione dell’evento comincia dal mese di aprile/maggio, scegliendo, in base alla disponibilità dei fondi, le sarte che si occupano per la confezione degli abiti storici, il numero delle scene da presentare al pubblico, in quali piazze, tenendo conto della attrezzatura tecnica per ogni scena, e con quali gruppi o associazioni collaborare, privilegiando quelli territoriali e che abbiano caratteristiche qualitative. La rappresentazione e un evento molto atteso dai cittadini ed è un’occasione di incontro partecipativo per la comunità locale che prende parte alla manifestazione sia come semplice pubblico, sia in quanto attori amatoriali e figuranti, contando con la presenza dei turisti che vengono dai paesi limitrofi e in alcuni casi dall’estero.
La rappresentazione teatrale inizia la sera, si accendono le luci per accentuare il luogo dove si svolgono le scene. Prima di iniziare, la Pro Loco ha organizzato un piccolo rinfresco per gli attori e i volontari che si sono occupati della organizzazione, offrendo alcune specialità del territorio come caciocavallo impiccato fuso su una fetta di pane casareccio, carne alla brace, vino e torta fatta in casa. È un momento di raccoglimento e di buon auspicio prima dell’inizio dell’evento.
Si inizia con l’esibizione del gruppo folk “Li’ Fainzar” che anima e coinvolge tutti i presenti con balli e canzoni tradizionali lucane. Il gruppo è composto da ragazzi giovani che indossano il costume tradizionale lucano. Le donne vestono camicia bianca, il bustino è aderente di velluto nero, ricamato con motivi floreali sulla parte anteriore, allacciato sul davanti con nastro rosso. Le maniche a tubo di velluto nero sono collegate al bustino da nastri rossi. Alcune ragazze al posto del bustino indossano uno scialle grande decorato con motivi floreali. Alla gonna lunga nera, sul davanti è sovrapposto un grembiule corto con strisce rosse orizzontali. Tutte indossano calze bianche con scarpe nere. Gli uomini indossano camicia bianca con gilè e pantaloni fino al ginocchio di velluto nero. Le gambe sono coperte da calze bianche di lana decorate sul bordo con nastro rosso. Portano due fazzoletti rossi, uno legato al collo e l’altro lo portano sul fianco sinistro. I ballerini vestono un cappotto a mantello nero.
La prima scena della rappresentazione si svolge nella piazza Chiesa Madre, ai piedi del castello, collocata nella parte più alta del paese. Il racconto comincia con il monologo del brigante Taccone che si presenta ai piedi del castello e, guardando tutti i presenti, racconta la sua vita e tutte le sue azioni. Il brigante Taccone veste una camicia bianca, giacca e pantaloni neri di velluto, il bordo della giacca è decorato con merletto arancione. Intorno alla vita ha una cintura di pallottole color arancione, indossa stivali di pelle e nella mano destra tiene una pistola a pietra focaia con una canna tonda allungata.
La scena prosegue con la reazione contro il brigante della nobiltà di Laurenzana, concludendo il primo atto con l’uccisione di Don Domenico Dell’Orco, Arciprete, “uomo di scienza, di liberali sentimenti, di intemerati costumi”, come lo descrive durante l’intervista il mio interlocutore privilegiato Giovanni Moreno. Venne barbaramente trucidato il 19 agosto del 1809, per mano di un commando di briganti, fomentati dai Borboni e dalla locale vendetta feudale, per essersi fortemente impegnato nella difesa dei diritti del popolo meno abbiente. Tre assassini, fra cui la “belva” Domenico Noia (a quel tempo agente del feudatario), dopo avergli sottratto del denaro nella sua abitazione, trascinarono il povero arciprete lungo il popoloso rione di San Giacomo fin sotto le mura del castello feudale dove, in un letamaio, il corpo dell’arciprete fu straziato con tre colpi di fucile, sotto lo sguardo attento del feudatario. La scena vede un momento di profonda lezione civica e spirituale all’unico testimone presente alla sua cattura: il fanciullo Rocco Cristalli. La fine della prima scena e il percorso delle persone per raggiungere la piazza dove si svolge il secondo atto viene accompagnato sempre dai canti del gruppo folk di Calvello “Li’ Fainzar” che anima tutti i presenti. Il repertorio del gruppo richiama principalmente la vita contadina, le feste sacre del paese, e attraverso la danza viene raccontata il corteggiamento degli uomini calvellesi verso le donne del paese.
Nel secondo atto viene raccontato l’ingresso e il saccheggio di Laurenzana dalla banda del brigante Taccone, che ordina ai suoi uomini di bruciare il paese, in particolare l’archivio diocesano e comunale. Sui balconi che affacciano sulla piazza vengono accesi delle luci e dei fumogeni rossi per dare l’idea del paese che brucia. La scena prosegue con galantuomini di Laurenzana e guardie civiche che cercano di catturare Taccone e fermare l’ingresso dei briganti in paese, ma vengono, a loro volta catturati e fucilati. In questa scena partecipano per la prima volta le donne nel ruolo delle brigantesse. Parlando con la storica Carmela Beneventi (intervista svolta nel giorno della preparazione della rappresentazione teatrale – casa di Carmela Beneventi 18/08/2022), riferisce che: “la storia delle brigantesse che raccontiamo e inventata, anche se un po’ di verità c’è sempre. Sono ragazze che si danno alla macchia e che molte di loro volontariamente lasciano la famiglia, perché hanno un padre/padrone che decideva su loro futuro, chi sposarsi e quando. Di norma, le spose contadine si trasferivano in casa della famiglia del marito che significava passare da uno stato di subordinazione a un altro, ed è uno dei tanti motivi perché le ragazze preferivano unirsi ai gruppi di briganti. Nell’ultima scena viene raccontata la storia di Lucia di Vietri, era la prima moglie di Taccone e che gli darà alla luce un figlio maschio”. Sulla definizione brigantesse riporto un passaggio di Giordano Bruno Guerri nel suo libro Il Sangue del Sud, nella pagina 165 scrive: “Per qualificarle, alcuni giornalisti sabaudi recuperano l’antico ‹druda›, dal gaelico, che indica l’amante disonesta, la femmina di malaffare: altri, attingendo dal vocabolario germanico, preferiscono chiamarle ‹ganze›. Cambia il nome, non il concetto”. C’è una distinzione tra “la donna del brigante” e la “brigantessa”. Numerosi sono gli esempi di “donne del brigante” come in questo caso le storie che vengono riportate alla rappresentazione teatrale di Laurenzana e, più rari, non meno significativi quelli di “brigantesse”. La “donna del brigante” è colei che ha dovuto o voluto seguire il proprio uomo, spesso marito, talora l’amante o figlio che si è dato alla macchia, ma è anche colei che viene rapita e sedotta dal brigante, ridotta in stato di schiavitù e costretta contro il suo volere a seguirlo nelle sue azioni. Alcune volte “la donna del brigante” segue volontariamente l’uomo di cui è innamorata, partecipando attivamente alle azioni delittuose della banda, diventando intrepide combattenti, diventando in rari casi comandanti della propria banda. Queste donne datosi alla macchia, rinegate dalla famiglia, bandite dalla società, erano costrette ad una vita di stenti, a continui spostamenti e a marce forzate, come riporta Pino Casamassima nel suo libro Bandite! Il ruolo delle donne col fucile in spalla: “le brigantesse accusano, più dei loro uomini il peso dei disagi fisici e quando vengono catturate mostrano i segni della debilitazione. La mancanza di igiene (per coprirsi spesso indossano gli abiti sporchi dei nemici uccisi in combattimento) produce infezioni, che poco o niente curate in carcere, le portano ad una morte prematura”. Ed è proprio su questa scia di pensiero che viene rappresentata la donna brigante. Sotto il ritmo del gruppo folk scendiamo tra i borghi del centro storico per raggiungere piazza Michele Comodo dove si svolge ultimo atto della rappresentazione. Qui è allestito un accampamento di briganti, scene di vita contadina, spiccano i vecchi mestieri che si svolgevano a Laurenzana, come mastri ferrai, gli orefici, maestri di falegnameria, la preparazione del pane ecc. In questa scena la maggior parte degli attori sono donne e bambini, inseriti negli ultimi anni come personaggi storici grazie alla costante ricerca storica. Si vuole rappresentare la vita delle brigantesse che hanno scelto di vivere nell’illegalità e che non si attribuiscono giustificazioni sociali, spesso rapite e private di affetti e amicizie. Si racconta il dramma delle donne del brigantaggio che si consuma nell’indifferenza, quando non nel disprezzo, nel silenzio dell’opinione pubblica.
Attorno ad un grande falò Taccone assieme al resto della masnada e ad altri capibanda come Nicola Lapetino e il suo braccio destro Quagliarella, amici di tante scorribande, si intrattiene con libagioni e racconti delle sue e altrui prodezze. Fulcro della narrazione i rapimenti di varie fanciulle come Rosa Di Stefano che viene rapita dal brigante Taccone, e il racconto dell’eccidio della famiglia del Barone Tommaso Federici di Abriola. Taccone prosegue il suo racconto prendendo una
Bandiera dove sono incise cinque strisce blu con uno sfondo bianco. Le strisce blu simboleggiano i cinque fiumi che attraversano il territorio (Ofanto, Bradano, Basento, Agri e Sinni) su cui il brigante si spostava e che rientravano in un perimetro più ampio dell’attuale regione lucana. Secondo la storia, Taccone voleva una sua bandiera che si contrapponesse alla bandiera dei francesi o quella dei Borboni. Non ci sono fonti documentate il perché il brigante ha scelto di rappresentare nella bandiera i fiumi della Lucania, ma si suppone che i fiumi gli davano l’idea dell’ampiezza del territorio su cui voleva dominare. I fiumi che attraversano il territorio della Lucania sono solo quattro, il fiume l’Ofanto si trova sul confine Basilicata/Puglia. “Taccone si fecce realizzare la bandiera a San Mauro Forte dove costrinse le donne a prendere sicuramente un lenzuolo bianco ricamato, per poi aggiungere le strisce blu. Un dirigente della Regione Basilicata disse che lo stemma del territorio era definito anche dallo stemma di Taccone”. (Intervista svolta nel giorno della preparazione della rappresentazione teatrale – casa di Carmela Beneventi 18/08/2022).
Nell’edizione del 2022 durante l’ultimo atto è stato trasmesso un video del processo al brigante Taccone realizzata l’anno scorso, per omaggiare e ricordare un ragazzo che aveva interpretato la figura del generale francese Charles Antoine Manhès, morto l’anno precedente per covid. Nel video vengono trasmesse due scene: nella prima parte Taccone racconta le sue azioni, i sanguinosi fatti avvenuti a Laurenzana e nei paesi limitrofi; nella seconda scena viene trasmessa la cattura del brigante Taccone da parte del generale Charles Antoine Manhès e di seguito viene eseguito il suo processo con alcune testimonianze. Il processo si conclude con la condanna a morte del brigante.
Il processo è simbolico, mai accaduto nella realtà, in quanto i briganti del tempo, una volta catturati, venivano immediatamente giustiziati senza processo alcuno.
Area Geografica
Laurenzana è una località climatica montana, a 850 metri di altitudine, incastonata fra le boscose montagne dell'Appennino Lucano che, nel suo territorio, raggiungono i 1.456 mt di altezza con il monte Caperrino. Il Comune si pone al centro della Val Camastra, e il castello domina dall'alto l'intera valle racchiusa dalle montagne del Volturino e di Caperrino. Nel suo territorio vi è la riserva dell'Abetina, di interesse geologico e storico-architettonico.
Il Castello medioevale di Laurenzana viene citato da FAI (Fondo per l’Ambiente italiano), dove si erge isolato sulla sommità di una rupe contrapponendosi alla Chiesa matrice che le sorge a fianco dedicata all'Assunta, è del 1200, mentre tutto l'abitato chiuso da mura turrite si svolge ai loro piedi, aderendo e plasmandosi alla morfologia dei luoghi, quasi come una concrezione naturale. In passato il comune si snodava intorno a sette torri, sono rimasti visibili solo tre. Fino alla fine degli anni ’60 la vita si svolgeva all’interno dei vicoli del paese, poi il paese ha cominciato ad estendersi negli anni ’70 fino ad oggi.
Descrizione del percorso
La rievocazione storica “Laurenziana 1809. Il brigante e il Taccone Re di Basilicata e di Calabria” e costituita attraverso una rappresentazione teatrale itinerante che si svolge all’interno del centro storico in tre diverse piazze. La rappresentazione si apre nella Piazza Chiesa Madre, ai piedi del castello, collocata nella parte più alta del paese. La seconda scena si svolge nella Piazza Domenico Asselta, e la terza e ultima scena si svolge scendendo ancora per il paese nella nuova Piazza Michele Comodo.
Notizie storico-critiche
Non si conosce la data di nascita di Domenico Rizzo, detto Taccone: Tutti i dati relativi alla popolazione erano conservati negli archivi parrocchiali, che vennero dati alle fiamme dal brigante stesso quando entra a Laurenzana nell’agosto del 1809. Nel primo censimento comunale della popolazione, successivo ai fatti, probabilmente non venne registrato alcun dato riferito a Domenico Rizzo, in quanto nessuno si espose come “familiare di brigante, ed ulteriori notizie andarono forse perse negli incendi successivi degli uffici comunali”, come commenta la storica Carmela Beneventi durante l’intervista. Laurenzana nel 1809 contava settemila anime, che vivevano nel centro antico del paese sorto ai piedi delle rupi, su cui sorgono il castello e la Chiesa Madre, soprattutto il castello era un luogo importante perché da sempre sede e rifugio per la feudalità.
La storia del brigante Domenico Rizzo viene tramandata principalmente da fonti orali, ci sono pochi documenti scritti che fanno riferimento alla figura del brigante tra cui nel libro di Raffaele Nigro intitolato I fuochi del Basento e dal generale francese Charles Antoine Manhès che lascio le sue memorie. Carmela Beneventi afferma: «La storia del Domenico Rizzo è un po' avvolta dalle nebbie del tempo, non sappiamo realmente che cosa sia accaduto, sono arrivati fino a noi racconti orali, abbiamo trovato poche fonti documentate e intorno a esse abbiamo costruito una storia. Siamo a cavallo tra ‘700 e ‘800, nel periodo del decennio Napoleonico. A Laurenzana c’erano le fabbriche, abbiamo ancora la filanda che stiamo recuperando, c’è il museo della filanda, abbiamo i mastri ferrai, gli argentai e falegnami. La rievocazione storica è intitolata “Laurenzana 1809. Il brigante Taccone Re di Basilicata e Calabria”, anche se non è tutto corretto perché Taccone è re di Basilicata, Calabria e di Terra di Lavoro, che a quei tempi era la zona del Regno di Napoli che arrivava fino a Benevento. Lui faceva il molinaro ed era a servizio di Domenico Asselta, galantuomo laurenzanese, quando è andato a Potenza erano tutti spaventati e invece di combatterlo l’avevano ricevuto con il tappetto rosso e proprio lì nella Cattedrale si proclama Re di Basilicata e Calabria, come Napoleone. Conosciuto per la sua malvagità e il terrore che seminava, ha creato disordini in tutte le zone che andava. Abbiamo due capi di briganti laurenzanesi: Domenico Rizzo e Pasquale Napolitano. Episodio più noto, della sua attività brigantesca accadde ad Abriola nel 1809, va in aiuto del brigante Nicola Lapetino che insieme alla sua banda assaltarono il castello trucidando la famiglia dei Baroni Federici. Carlo, figlio del barone, e di appena 10 anni, riuscì a sopravvivere».
Taccone era rientrato in loco in seguito ad amnistia, ottenuta dopo essersi costituito il 7 settembre del 1806, a San Severino Lucano, per aver partecipato ai moti antinapoleonici. Uscito dalla prigione riprese la lotta contro i francesi e i notabili che li sostenevano e nell’agosto del 1809, insieme alla sua banda entrano nel paese bruciando e uccidendo chiunque volesse fermarlo. Continuando il racconto, la storica riferisce che “Il Governo francese pose una taglia di 1000 ducati sulla testa di Taccone, inviando il generale Charles Antoine Manhès di catturarlo. In quei giorni sanguinosi Laurenzana non fu risparmiata e si videro saccheggi, incendi e massacri ovunque nel tentativo di prenderlo. Taccone venne tradito dai compagni, catturato fu condannato a morte tramite impiccagione nel 1810 eseguita a Potenza. La scena del processo a Taccone in realtà l’abbiamo inventata, in quel epoca i briganti che venivano catturati non avevano diritto di essere processati perché erano considerati fuorilegge”.
Nella prima edizione della manifestazione appariva solo la figura del brigante Taccone, che raccontava la sua storia, e la scena degli eccidi al castello di Abriola, che racconta di come hanno ucciso la famiglia del barone Federici. Dopo i primi due anni della rappresentazione teatrale si sono aggiunti personaggi femminili, le brigantesse, non secondari alla storia del brigantaggio meridionale offrendo al pubblico uno sguardo più completo. Viene raccontata la storia della ragazza rapita a Potenza dal brigante Taccone, Rosa Di Stefano, e di tutte le altre donne che scelgono come modo di vivere l’illegalità, si uniscono ai gruppi di briganti, sottolineando l’aspetto sociale e culturale della donna e rivedere sotto una nuova luce il perché di quelle scelte drastiche, descritte dalle cronache giornalistiche del tempo solo come amanti, concubine, “ganze”, “drude”, donne di piacere dei briganti.
Nella terza scena il tema del brigantaggio viene raccontato dal punto di vista femminile, si narra la storia della brigantessa Lucia di Vietri, che era la prima moglie di Taccone, viveva insieme alla sua banda, e che gli darà alla luce un figlio maschio di nome Francesco Paolo Ferdinando. Nel corso degli anni, man mano che si facevano le ricerche si aggiungevano nuovi personaggi che arricchivano la storia.
In determinate location del centro storico si allestiscono scene rievocative sottolineate ed anticipate da una voce narrante. L’accampamento del brigante Taccone si allestisce per l’ultima scena. Oltre all’accampamento di briganti, vengono allestite scene di vita contadina ed un grande falò attorno al quale Taccone, assieme al resto del gruppo e ad altri capibanda di rilievo come Nicola Lapetina e Quagliarella, si intrattiene con libagioni e racconti delle sue e altrui prodezze. Fulcro della narrazione sono i rapimenti di varie fanciulle e l’eccidio della famiglia del Barone Tommaso Federici di Abriola. Le donne dei briganti che vivevano all’interno della banda di Taccone raccontano la loro vita dedita alla macchia. Nell’edizione del 2019 oltre alla rappresentazione teatrale è stato organizzato anche un percorso museale di civiltà contadina con mostre fotografiche con obbiettivo di valorizzare il territorio.
La rievocazione è stata interrotta solo nell’anno 2020 a causa dell’emergenza Covid. Nel 2021, è stato proiettato un cortometraggio sulla storia del brigante in una parete del castello.
Bibliografia
Raffaele Nigro, "I fuochi del Basento", Roma, Rizzoli Editore, 2008.
Pietro Colletta, "Storia del Reame di Napoli, Libro VII, Regno di Gioacchino Murat (1808-1815), Torino, L'Unione Tipografico Editrice, 1860-1861.
Francesco Montefredine, "Memorie autografe del generale Charles Antoine Manhès intorno a' briganti", Napoli, Stamperia de' Fratelli Morano, 1861.
Carmine Crocco, "Come divenni brigante", Manduria, Piero Lacaita Editore, 1964.
Antonio Russo, "Controrivoluzione e brigantaggio in Basilicata. Il caso Chirichigno", Roma, Aracne, 2017.
Pino Casamassima, "Bandite! Brigantesse e partigiane: il ruolo delle donne col fucile in spalla", Viterbo, Stampa Alternativa-Nuovi Equilibri, 2012.
Valentino Romano, "Brigantesse: donne guerrigliere contro la conquista del Sud (1860-1870)", Napoli, Controcorrente, 2007.
Giordano Bruno Guerri, "Il sangue del sud. Antistoria del Risorgimento e del brigantaggio", Milano, Oscar Mondadori, 2016.
Oggetti significativi
Abiti: Uno degli elementi più importanti sono gli abiti storici, i figuranti e gli attori che recitano per la rappresentazione teatrale indossano un abito ottocentesco, anche se il periodo evocato è il primo decennio del XIX secolo, i vestiti che indossano rispecchiano molto di più il periodo postunitario, in mancanza di una costumista locale, la Pro Loco prende in affitto gli abiti rivolgendosi a sarte che vivono vicino a Laurenzana. L’abito delle brigantesse è composto da gonnellone, corpetto, camicie ricamate e un gilet. I tessuti utilizzati sono: cotone, lana o poliestere; i colori scelti sono il nero, il bianco, il blu e rosso, richiamando spesso i colori della terra. Ma, all’epoca del brigantaggio preunitario, la donna non aveva la camicia, aveva una specie di lenzuolo chiamato “fazzolettone”, come afferma durante l’intervista Carmela Beneventi. Si indossava prima il fazzolettone sulle spalle e poi il corpetto che andava sotto il seno, che veniva a sua volta raccolto da fazzolettone che fungeva da reggiseno, perché a quei tempi era più semplice da usare per allattare i bambini. L’abito da brigante degli uomini è composto da pantaloni neri, camicia bianca e gilet spesso colorata, al collo indossano un fazzoletto rosso, cappello nero e stivali. I soldati indossano l’uniforme francese, pantaloni bianchi, giacca nera, con una fascia di cuoio bianca intorno alla spalla.
Armi: Le armi e altri oggetti utilizzati in scena sono fucili, simili a un moschetto composta da una base lignea con una canna lunga di metallo. Viene appoggiato sulle spalle tramite una corda legata su i due lati estremi; Pistola a due canne, ha una base lignea con canna di metallo sia corta che più lunga. La pistola che utilizza il brigante Taccone è decorata sulla parte del manico e su i due lati della canna; Coltelli e coltellacci di varia forma.
Strumenti musicali: Alcuni strumenti musicali sono stati utilizzati dal gruppo folk Lì Fainzar per accompagnare i canti e i balli della loro performance. Strumenti che vengono suonati dagli uomini sono la fisarmonica sia quella classica dotata con due tastiere o manuali, e bandoneon, fisarmonica più piccola, si suona tenendo compostamente fra le mani, comprimendone ed espandendone il mantice e premendone con le dita i tasti. Vengono suonati anche strumenti a percussione come due tamburelli senza membrana e uno con membrana, costituito da un telaio di legno dove sono presenti delle fessure in cui sono applicati dei sonagli. Il telaio è coperto da una membrana di pelle. L’ultimo strumento suonato è il triccheballacche, ormato da tre martelletti in legno intelaiati fra loro.
Oggetti di arte contadina: Tra gli oggetti che vengono utilizzati nell’ultima scena sono tavolo in legno sopra al quale ci sono vari utensili e attrezzi per la preparazione del pane come la spianatoia in legno per la preparazione dell’impasto, stampi per decorare la pasta, mattarello in legno, canestro contenete il pane.
Bandiera: Nell’ultima scena il brigante Taccone presenta la sua bandiera che ha una forma rettangolare. La tela è di cottone bianco, sono invise cinque strisce di raso blu. Le strisce blu rappresentano i cinque fiumi che attraversano il territorio (Ofanto, Bradano, Basento, Agri e Sinni).
Cibi rituali: Durante la rievocazione storica la Pro Loco ha organizzato un percorso gastronomico che racconta i prodotti tipici del territorio come: patate piene di Laurenzana, caciocavallo “impiccato”, pastorale, zuppe contadine. Cibi che tutti i partecipanti possono consumare sia durante gli intervalli dele scene che alla fine della rappresentazione teatrale.
Aspetti immateriali
Arti performative e spettacolo teatrale: Nell’edizione del 2022 della rievocazione storica ha partecipato per la prima volta il gruppo folk “Lì Fainzar” di Calvello. Il gruppo nasce nel 1996 dalla volontà di alcuni ragazzi interessati alle tradizioni popolari e con l’intento di far conoscere a livello regionale prima, poi nazionale e internazionale, la tradizione calvellese. L’associazione conta la presenza di membri di diverse età, segno tangibile dell’impegno e della volontà del gruppo affinché questa tradizione folklorica possa continuare negli anni futuri. Il gruppo è composto da 20 persone tra ballerini e musici e ognuno all’interno ha un ruolo ben preciso. Le loro esibizioni aprono la rappresentazione teatrale, accompagnandolo anche durante l’intervallo di ogni scena, animando tutti i presenti. Il repertorio dei canti, alternati tra voci maschili e femminili richiamano principalmente la vita contadina, i giochi cantati della mietitura, i canti di lavoro, i giochi infantili e anche i canti delle feste: le tarantelle, i canti rituali religiosi, le arie paesane. Le danze, eseguite da otto membri del gruppo, raccontano il corteggiamento degli uomini verso le donne del paese e la tarantella lucana. Il motivo della fondazione del gruppo folk è la valorizzazione delle tradizioni popolari.
La rievocazione storica “Laurenziana 1809. Il brigante Taccone Re di Basilicata e di Calabria”, ripropone sotto forma di narrazione teatrale, facendo tornare il paese in quel preciso momento storico dell’inizi dell’ottocento, il Regno d’Italia napoleonico, inserendo nuove fasi rappresentative di quel periodo. In tutto il Mezzogiorno si accendono i fuochi della ribellione contadina contro il governo francese; fuochi alimentati da una devastazione politica e sociale insostenibili. Il possesso e l’uso della terra hanno sempre costituito un fattore scatenante di rivolte, contadini ridotti alla fame, ex soldati borbonici, giovani renitenti alla leva sono i principali protagonisti della rivolta sociale che infiamma il Meridione antecedente dell'Unità d'Italia. Il fenomeno, che caratterizzo in maniera drammatica quel periodo travagliato della storia del Meridione, prese il nome di Brigantaggio. Nella Calabria, Puglia e, soprattutto, in Basilicata sono messi a fuoco interi paesi, l’occasione è propizia per soddisfare le sette di vendetta troppo a lungo repressa nei confronti dei possidenti, dei “galantuomini” e del clero. In questo contesto si inserisce la vicenda del bandito Domenico Rizzo, storia emblematica di un'incomprensione, di una disfatta civile, di un'assenza di lungimiranza politica che ancora oggi incide sulla storia del paese. Il brigantaggio è un tema di grande interesse, in alcuni paesi hanno avviato processi di patrimonializzazione relativi ad alcune specifiche figure di briganti riconosciuti come per esempio la figura del famoso brigante Carmine Crocco, nato a Rionero in Vulture, oggi ospita il Museo del Brigantaggio, al comune Abriola si rievoca l’evento intitolato “Assalto al Castello”, legato all’eccidio del Barone Federici di briganti guidati dal brigante Rocco Bonomo soprannominato Scozzettino.
Le vite dei briganti diventano dunque il filo attraverso cui rileggere ed indagare la storia di un paese, attraverso questo filo la rappresentazione teatrale di Laurenzana vuole far conoscere la storia di Taccone e di vari briganti e brigantesse, ripercorrendo i loro percorsi e riscoprendo i luoghi della tradizione. La preparazione per l’organizzazione dell’evento comincia da giugno, scegliendo come primo passo i figuranti e gli attori che interpretano alla rappresentazione. Gli attori sono amatoriali e tutti di Laurenzana, alcuni di loro avevano avuto delle esperienze di recitazione con un progetto di teatro avviato sul territorio. La figura del brigante Taccone, già dalla sua prima edizione del 2016 è interpretato da Salvatore Fanelli, una persona carismatica è un abile cavallerizzo. Il testo è stato scritto dalla storica Carmela Beneventi e da Egidio Garramone (scomparso nel 2020), interpretò vari ruoli tra cui l’ultimo il Generale francese Manhes.
Tradizioni musicali: Alcuni strumenti musicali come fisarmonica, triccheballacche e vari percussioni sono stati utilizzati dal gruppo folk Lì Fainzar di Calvera per accompagnare la rappresentazione teatrale. L’orchestra del gruppo è composta da dieci componenti, quattro voci e musici che utilizzano vari strumenti musicali compreso la chitarra e organetto, ma può variare in base agli eventi in cui è partecipe. Il repertorio dei canti della tradizione sono legati all’identità culturale locale come i canti delle feste: le tarantelle, i canti rituali religiosi, i canti di lavoro ecc. Il recupero del repertorio è stato fatto attraverso la memoria delle persone anziane del paese, detentori di questo prezioso sapere. Negli ultimi dieci anni il gruppo ha inciso due dischi, proseguendo il suo obbiettivo alla conservazione della memoria musicale tradizionale.
Criticità
La manifestazione è stata interrotta nel 2020 a causa della pandemia. L’organizzazione dell’evento è sostenuta economicamente dal comune di Laurenzana e spesso la buona riuscita dipende da andamento dei fondi.
Misure di valorizzazione
L’evento rievocativo, raccogliendo diverse attività (competenze e capacità) intorno ad un filo narrativo riferito alla storia locale, funziona come una misura di valorizzazione di alcune tradizioni e forme espressive teatrali e musicali.
Sul piano della comunicazione, la diffusione e valorizzazione avvengono grazie ai mezzi di comunicazione come radio e stampa (quotidiani e periodici); inoltre, locandine e programmi forniscono al pubblico le informazioni necessarie per partecipare ai numerosi appuntamenti organizzati a Laurenzana. La Pro Loco che organizza l’evento rievocativo è dotata di un sito internet. La rappresentazione teatrale viene sempre registrata e trasmessa in streaming su canali ufficiali della rievocazione, inoltre, trova risonanza sui giornali locali che dedicano servizi prima e dopo l'evento, con la descrizione del programma e degli elementi che compongono l’evento.
Misure di salvaguardia
L’evento è inserito nel calendario delle manifestazioni organizzate dal Comune di Laurenzana. Per il finanziamento della rievocazione, il comune si appoggia ai finanziamenti della regione Basilicata. Durante la pandemia, nel 2021, a causa delle restrizioni imposte, come alternativa è stato proiettato un filmato che narra la storia del brigante Taccone, girato nello stesso anno dagli stessi attori che interpretano nella rappresentazione teatrale.
Protagonisti
La rievocazione storica è uno degli eventi più attesi dell’anno dai cittadini ed è un’occasione di incontro partecipativo per la comunità locale che prende parte alla manifestazione sia come semplice pubblico, sia in quanto figuranti o attori che interpretano i personaggi all’interno della rappresentazione teatrale. Il pubblico che assiste all’evento non è solo di Laurenzana ma spesso conta con la presenza dei turisti che vengono da fuori, in particolare dai paesi limitrofo ma anche, in casi rari, dall’estero. La partecipazione dei giovani e molto alta, soprattutto tra i figuranti. Tutti gli attori che interpretano sono di Laurenzana. Storicamente, Laurenzana non è mai stata una località che basa la sua economia sul turismo, ma negli ultimi anni grazie anche a questo evento accoglie molte famiglie da tutta Italia.
Il gruppo folk Li’ Fainzar ha partecipato all’evento per la prima volta nell’edizione del 2022 con il compito di animare i presenti con le loro performance. L’associazione nasce a Calvello (PZ) nel 1996 dalla volontà di alcuni ragazzi interessati alle tradizioni popolari e con l’intento di far conoscere e valorizzare la tradizione calvellese. Il nome Fainzar deriva dal nome degli artigiani calvellesi che lavoravano la creta, producendo utensili di ceramica, principalmente da cucina, ma anche soprammobili. Il gruppo conta all’incirca di 50 membri di diverse età ed è composto da musicisti, cantanti e ballerini con un repertorio che richiama principalmente la vita contadina, le feste sacre e profane di paese. All’evento della rappresentazione teatrale di Laurenzana il gruppo è composto da 20 persone. Negli ultimi dieci anni, il gruppo ha inciso due dischi, brani della tradizione. L’orchestra è composta da 4 organetti, una fisarmonica, una chitarra, 4 voci e varie percussioni, per un totale di 10 componenti, ma può variare in base agli eventi che partecipa.
La Pro Loco "Universitas Laurentianae" organizza e sostiene la rievocazione storica dalla sua prima edizione svolta nel 2016, provvedendo, in collaborazione con l'Amministrazione Comunale, all'organizzazione della manifestazione in tutte le sue parti: scelta delle persone che interpretano i personaggi storici, che nella maggior parte dei casi sono sempre le stesse, come ad esempio il personaggio principale Domenico Rizzo, detto Taccone, viene interpretato dalla prima edizione dalla stessa persona. La Pro Loco organizza anche l’allestimento delle piazze per lo spettacolo teatrale che in genere si svolge nell’arco di una giornata tra impostazioni delle luci, aspetto sonoro e la gestione dello spazio tra attori e il pubblico. Nell’ultima edizione è stato organizzato anche un gastronomico che racconta il territorio.
Oltre agli attori si decidono i luoghi dove si svolgeranno le scene. L’evento e patrocinato oltre al comune da BCC Basilicata, Regione Basilicata e Azienda di Promozione Turistica Basilicata.
Apprendimento e trasmissione
Gruppo folklorico: Associazione folklorica Li’ Fainzar è un gruppo eterogeneo, anche se prevalgono i membri più giovani. Chiunque può essere parte del gruppo, i membri si dividono tra musici, danzatori e cantanti, le abilità apprese vengono insegnati dai membri più anziani. Il recupero del repertorio musicale è stato fatto attraverso la memoria delle persone anziane del paese, detentori di questo prezioso sapere, per poi essere condiviso e appreso dagli membri del gruppo. Ogni nuovo membro ha tempi differenti per apprendimento del nuovo repertorio musicale e quello di danza, ma tutti sono consapevoli di portare avanti la tradizione del proprio paese.
Cibi Rituali: Il precorso gastronomico durante la rievocazione storica viene organizzata dalla Pro Loco, alcune settimane prima vengono decise dai membri le ricette e i piatti della tradizione locale, si vuole riproporre i sapori che rispecchiano il territorio. Alcune delle ricette vengono realizzate in casa delle volontarie.
Metodo Ricerca
Metodologicamente, la prima scelta è stata quello di farmi guidare dai membri della Pro Loco, in particolare da Carmela Beneventi e Giovanni Moreno, presidente della Pro Loco. Durante la mia permanenza ho incontrato altri membri della Pro Loco, i responsabili della parte tecnica della rappresentazione e gli attori partecipanti all’evento. Inoltre, è stata effettuata una raccolta di materiali indicati dalla Pro Loco "Universitas Laurentianae", testi che riguardano perlopiù il periodo pre – unitario della storia del brigantaggio nel sud d’Italia.
Ho osservato lo svolgimento dell’evento soffermandomi su alcuni elementi centrali, come l’allestimento delle scene nelle tre piazze dove si svolge la rappresentazione teatrale. Grazie al mio interlocutore privilegiato ho potuto accedere ad alcune situazioni di osservazione privilegiata come alle prove degli attori, organizzazione delle scene, la vestizione dei figuranti e degli attori prima della rappresentazione. In seguito ho approfondito alcuni altri elementi che compongono la rievocazione attraverso interviste sul campo svolti principalmente durante le prove. Ho scelto di intervistare Carmela Beneventi, già presidente della Pro Loco e ideatrice dell’evento evocativo, e in maniera informale alcuni attori che da anni partecipano all’evento.
Ogni aspetto dell’evento è stato accompagnato e convalidato dalla documentazione fotografica che non è stata usata solo per la rappresentazione ma ho cercato di catturare i momenti ritenuti importanti, come allestimento scenico nelle piazze, la vestizione degli attori, la preparazione del cibo e le prove prima dello spettacolo.
Organizzatori
Giovanni Salvatore Moreno (organizzatore della rievocazione)
Carmela Beneventi
Nicola Coluzzi (figurante)
Localizzazione
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